L’automobilismo del terzo millennio sta scoprendo che le gare, per continuare a vivere, hanno bisogno del fattore umano, per fortuna c’è chi lo ha sempre saputo come Guido Rancati. Che di auto capisce molto, ma ancora più di uomini, soprattutto perché sa ascoltarli. Sa fare le domande giuste, diThdare delle risposte sbagliate, incuriosirsi per un broncio o un sorriso strano, insomma sa fare il giornalista: ca‐ pire dove si nasconde la notizia, scovarla, scriverla per quello che è. E raccontare – benissimo – l’uomo o gli uomini che ci stanno dietro. Da una camera con ‘vista sul nulla’ nell’est Europa al colloquio privato con Jean Todt a Parigi, da Brescia alla Scandinavia, da Beirut a Kinsa‐ sha, dal dolore per la scomparsa di un amico che al volante non ce l’ha fatta alle sfide, le cene, i litigi e le paci fatte (o non fatte…) con tutti i grandi e piccoli protagonisti delle corse degli ultimi quarant’anni, “Uomini e rally” si dipana leggero e densissimo, fitto di aneddoti, di vita vissuta, di esperienze fatte sul campo. Makinen, Auriol, Sainz, Burns, Gronholm, giù fino a Loeb e Ogier, una galleria di fuoriclasse colti nel fuoco della gara ma ancora più spesso nei momenti appartati, nelle gioie e negli scoramenti, nei dubbi e nelle allegrie in cui calano la maschera e svelano il loro lato più intimo e privato. E accanto a loro il mondo dei team manager, dei giornalisti, dei direttori tecnici, dei mille personaggi oscuri ma fondamentali che nessuno ha mai saputo tratteggiare con la stessa cura e passione. Che Rancati sia ‘il’ cantore rsi ‐ non solo italiano ma internazionale, basterebbe del resto a pro‐
varlo la foto in quarta di copertina, che documenta la scommessa persa con due giganti delle corse come Loeb ed Elena. Ma è molto più divertente scoprirlo leggendo un libro che corre via veloce e spettacolare, ma puntuale, come una macchina sullo sterrato, lasciandoti lì a sognare, a immaginare quale sarà la prossima acrobazia.

Guido Rancati è nato a Sanremo nel 1947, e ha capito in fretta di non avere nessuna delle doti cessarie per correre. Prima ancora di avere l’età per poter guidare un’auto ha iniziato però a applicare con successo la sua passione per gli sport del motore a quella per la carta stampata. Con alle spalle la poca esperienza maturata scrivendo su alcuni fogli locali, riuscì a convincere Michele Favia del Core ad affidargli il compito di raccontare ai lettori di Motor il Rallye Monte- Carlo del 1966; da allora ha continuato per 40 anni abbondanti ad essere testimone diretto e attento di un mondo in continua evoluzione. Ha collaborato con molte testate prestigiose, da Autosprint a Rombo, da Tuttorally a Controsterzo, da Sport Auto Moto a Rs e alla Gazzetta dello Sport, da Japan Car a Radio Monte Carlo, al Corriere dello Sport, seguendo da inviato Mondiale Rally e quello di Formula 1. Oggi collabora con italiaracing.net e formulapassion.it.

Volume 16,50×23,5 cm l 136 p. +cop in brossura con bandelle
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