Quest’oggi imparerai in brevissimo tempo come:

1) Gestire la paura di perdere

2) Gestire l’ansia da prestazione

3) Giocare a tennis senza fatica

Te lo assicuro, non è assolutamente uno scherzo. Capirai tra poco il concetto di gioco interiore e, se ciò che ti sto per dire risuona con te ed il tuo tennis ti consiglio vivamente di leggere questo articolo fino in fondo… potrebbe risolverti molti problemi.

Il problema che riscontrano la maggior parte dei giocatori di tennis è quello riguardante il rapporto con il proprio colpo e la tecnica vincente con la quale si muove la racchetta. Abbondanti informazioni su questi argomenti vengono dette e scritte giorno dopo giorno da libri e professionisti del settore. Nonostante ciò, la più comune lamentela che risuona nei Tennis Club è la seguente: ” So perfettamente quello che devo fare ma non riesco a metterlo in pratica” oppure “ Quando mi alleno gioco bene ma quando sono in partita cado a pezzi” e ancora “Io sono il mio peggior avversario, spesso mi batto da solo”. Molti giocatori di tennis cadono in queste difficoltà il più delle volte e ancora pochissimi professionisti e libri affrontano questa parte mentale dello sport in maniera approfondita. Il tennista solitamente lascia questi argomenti circondati da un alone di mistero dicendosi “ Si, il tennis è uno sport molto psicologico e bisogna sviluppare le attitudini mentali. Bisogna avere fiducia in se stessi e forte motivazione per vincere altrimenti sarai sempre un perdente”. Bene, ma come può un tennista imparare ad “avere fiducia” , “maggiore motivazione” oppure sviluppare le “attitudini mentali”? Queste domande sono spesso lasciate irrisolte.

Come sviluppare le abilità mentali, senza le quali le alte performance sono impossibili, rappresenta la chiave del gioco interiore.

Ora, rifletti sul tuo stato mentale quando ti senti “caldo e dentro al gioco”. In quel momento, stai per caso pensando a come colpire ogni colpo? Ascolta le frasi che usi comunemente per descrivere la tua miglior prestazione. Sicuramente saranno frasi del tipo: “Non so come ho fatto a giocare in questo modo”, “ Mi sentivo molto carico e in fiducia” oppure “ Ho giocato sciolto e senza pensare”.

Il fattore comune in queste tre descrizioni è quello che a me piace chiamare il potere della mente. I tennisti più famosi usano queste frasi per ricollegare lo stato di massima prestazione al momento nel quale non interviene mai il pensiero razionale riguardo l’azione che hanno appena compiuto. E’ un po’ come se un’altra persona si impossessasse del loro corpo per guidarli verso una meta ben precisa.

Chiaramente, giocare senza l’aiuto del pensiero razionale non significa giocare senza consapevolezza. Questo sarebbe molto difficile! Infatti, quando ottieni la tua massima prestazione sei più che consapevole della pallina, del campo e, quando è necessario, del tuo avversario. Non sei consapevole nel dare a te stesso un sacco di istruzioni, pensare a come colpire la palla, come correggere gli errori passati e come ripetere ciò che è appena stato fatto. Sei consapevole ma non… pensante! Quando ti senti in questo stato sai benissimo in quale zona di campo vuoi mandare la pallina ma non devi usare tutte le tue energie per giocarla la.

Per tanti anni io stesso ho giocato decine e decine di partite dicendomi a ogni singolo punto (e anche durante lo scambio) ciò che il mio braccio doveva fare per eseguire tecnicamente il colpo e cercare disperatamente di vincere partite. “Piega il gomito!” , “Prepara prima!” , “Impatta la pallina davanti!”, “Piega le gambe!” e così via…Imperativi urlati a me stesso nel tentativo di migliorare la situazione che, piano piano, andava sfuggendomi di mano. Dopo l’ennesima sconfitta sono giunto ad una conclusione: il giocatore di tennis ha due identità: la prima vuole dare le istruzioni e la seconda mette in pratica. In altre parole l’identità 1 “parla” mentre l’identità 2 “esegue”. Da ora in avanti le chiamerò Sé 1 e Sé 2.

Ora sei pronto per il più grande dogma del gioco interiore: la qualità della relazione instaurata tra le due identità rappresenta il fattore primario per trasferire le conoscenze tecniche in azioni effettive di gioco. In altri termini la chiave per un gioco vincente sta nel migliorare la relazione tra la parte logica, razionale che “parla” (Sé 1) e la parte inconscia, automatica che “esegue” (Sé 2).

So che ti stai un po’ perdendo in questi discorsi ma con un piccolo esempio riuscirai a mettere in pratica ciò che sto cercando di dirti.

Immagina che il Sé 1 ( parla) e il Sé 2 (esegue) siano due persone separate. Come ti immagineresti la relazione tra le due parti? Sei su un campo da tennis e stai cercando in tutti i modi di migliorare il diritto: “ Va bene, dannazione, piega quella stupida gamba posteriore per tirare più forte.. quando la palla arriva sopra la rete inizia a piegare le gambe, piega le gambe, piega le gambe, piega le gambe!” Ti sembra divertente un dialogo del genere? A me sembra del tutto monotono! Nella sostanza dei fatti il Sé 1 sta ricordando al Sé 2 che deve piegare le gambe. Pensa come il Sé 2 si deve sentire! Sé 1 pensa che l’altra parte non ci senta bene, ha una corta memoria oppure è stupido. La verità è, naturalmente, che Sé 2 ( sede della mente inconscia e del sistema nervoso ) ascolta tutto, non dimentica niente ed è tutto tranne che stupido. Dopo aver colpito la palla una volta, conosce perfettamente quali muscoli deve contrarre per riprodurre nuovamente lo stesso gesto. Questa è la sua natura.

Ritorniamo al diritto precedente ed al dialogo instaurato di conseguenza tra le due parti: se tu osservi la faccia del giocatore intento nel colpo noterai che i muscoli delle guance sono contratti e gli occhi “sbarrati” dallo sforzo appena prodotto. Ma i muscoli facciali non sono richiesti per colpire correttamente un diritto. Chi ha dato l’inizio a tutto questo sforzo? Il Sé 1 naturalmente. Ma perché? Abbiamo detto che fa la parte di colui che “parla” e non che “esegue” ma sembra che non si fidi realmente del Sé 2, tanto da intromettersi prepotentemente nel suo lavoro. E’ proprio questo il problema: Il Sé 1 non si fida del Sé 2 anche se la parte inconscia è estremamente competente. Ma torniamo al giocatore: i suoi muscoli sono rigidi e al momento dell’impatto c’è un leggero tremore del braccio che spedisce la pallina oltre la recinzione : “ Non imparerai mai come colpire un diritto” (lamenta il Sé 1). Pensando troppo e provando duramente, Sé 1 ha prodotto tensione e rigidità muscolare impedendo la buona riuscita del colpo. E’ il diretto responsabile dell’errore ma getta inesorabilmente tutte le colpe al Sé 2, minando la sua autostima. Il risultato? Il colpo peggiora e la frustrazione cresce in maniera esponenziale.

Riassumendo: se anche tu vuoi vincere il gioco interiore devi stare attento a come parli con te stesso (il dialogo interno potrebbe rivelarsi la tua vera sconfitta). Lascia il tuo Sé 2 libero di agire e di sprigionare il suo intero potenziale vincente. Per fare ciò cessa immediatamente il dialogo interiore e fai in modo che la tua mente possa agire “senza freni” , condizionamenti e soprattutto libera da giudizi.

Il miglior modo di pensare ad un buon colpo è proprio quello di… non pensare!!

Spero che questo articolo possa esserti stato d’aiuto per una tua futura crescita tennistica.

PS : Se hai qualche dubbio o desideri chiarimenti riguardo qualsiasi argomento che ti appassiona contattami qui tizianodetommaso@gmail.com sarò lieto di risponderti con passione ed entusiasmo.

“Non aspiravo ad essere bravo nello sport.

Essere un campione era abbastanza per me”

Fred Perry

Alla prossima!

TIZIANO DE TOMMASO

MAESTRO FEDERAZIONE ITALIANA TENNIS