Le riflessioni del presidente Edio Costantini sui Giochi di Londra 2012

«Al contrario dell’Italia, negli USA i Giochi promuovono l’attività fisica di base»

Roma, 26 luglio 2012 – «Tra poche ore si accenderà il braciere della trentesima edizione dei Giochi olimpici, una festa dei popoli e dello sport. Purtroppo, le numerose medaglie che gli Azzurri conquisteranno serviranno ancora una volta a nascondere dietro un velo di oblio le disfunzioni del sistema sportivo italiano». Il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport – braccio operativo per lo sport del Pontificio Consiglio per i Laici sezione “Chiesa e sport” e dell’Ufficio nazionale turismo, tempo libero e sport della Cei – prende spunto dall’inizio dei Giochi olimpici di Londra 2012, per riflettere sulla politica sportiva italiana.

«Oltre che il conteggio delle medaglie – prosegue Costantini – tra gli indicatori del buon andamento del nostro sistema sportivo andrebbero compresi il numero dei praticanti e delle società sportive, il rapporto tra impianti pubblici e popolazione, lo spessore dello sport scolastico e il sostegno assicurato alla promozione delle attività motorie e sportive di base».

Per avere un’idea delle carenze del nostro sistema basta confrontarlo con la mentalità sportiva di altri paesi. «La First Lady Michelle Obama, capo della delegazione Usa a Londra 2012, ha recentemente dichiarato che negli Stati Uniti d’America le “Olimpiadi sono un’opportunità straordinaria per promuovere campagne per spingere i giovani a fare più movimento e a trasformare il loro entusiasmo per lo sport in azioni concrete. L’intenzione è soprattutto di portare lo sport, le gare, in quei quartieri dove i bambini hanno meno opportunità di essere attivi. Per fargli percepire quanto di positivo c’è nel fare attività atletiche”. In Italia, invece, – argomenta il presidente della Fondazione – le Olimpiadi sono solo l’occasione per promuovere contratti commerciali e abbonamenti alle pay tv ».

«Ai nostri governanti, a tutti i livelli e di ogni schieramento politico, sfugge molto spesso un particolare: l’esistenza dello sport di base. Infatti, è lo sport di base che genera i grandi campioni e sono le politiche sportive di base che nel tempo generano i successi dell’eccellenza, come in tanti altri campi. Lo sport di base in una nazione vuol dire, prima di tutto, benessere, salute, socializzazione, lotta al disagio, lotta alla droga, lotta all’alcolismo e poi, risultati sportivi a livello internazionale, medaglie, spettacolo. Inoltre, una volta per tutte, bisognerebbe rigenerare seriamente l’attività sportiva scolastica, come fanno da sempre i paesi anglosassoni che non a caso – conclude Costantini – sono sempre i primi in molti sport».

Ufficio Stampa MAB.q