Il presidente Costantini sulle richieste di condanna del procuratore Palazzi

La Chiesa istituisce Scuola di pensiero per formare nuovi dirigenti sportivi

Roma, 4 agosto 2011 – «”Tutto cambia, affinché nulla cambi”. Le decisioni della Disciplinare sulla vicenda del calcioscommesse, qualunque sia l’esito, resteranno una superficiale operazione di estetica. Lo scandalo delle scommesse avrebbe dovuto innescare un confronto serio tra le diverse anime dello sport italiano, un’assunzione di responsabilità della deriva etica e morale da parte della classe dirigente e un dibattito culturale sulle strategie per una riforma dell’intero sistema sportivo. Ma così non è stato. Il Sistema-calcio, invece di prendere atto del fallimento profondo di un modello, preferisce punire i diretti responsabili con squalifiche e radiazioni che non mutano il quadro d’insieme». Queste le parole del presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, Edio Costantini, a proposito delle richieste di condanna avanzate dal procuratore federale Stefano Palazzi, su cui la Commissione disciplinare emetterà la prossima settimana la sentenza di primo grado.

«La risposta della Chiesa e dell’associazionismo sportivo cattolico – prosegue Costantini – deve essere di tipo culturale ed educativo. Infatti, l’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con la Sezione Chiesa e sport della Santa Sede e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, ha istituito una Scuola di pensiero con l’obiettivo di formare una nuova classe di dirigenti sportivi, di allenatori, di educatori e perfino di arbitri e insegnanti. La prima fase della Scuola, Uno sport per l’uomo aperto all’Assoluto, si concluderà a fine novembre. Un gruppo di 60 persone, tra cui dirigenti, allenatori, docenti universitari, sacerdoti e studenti, provenienti da tutta Italia e con un rigoroso calendario di incontri e di studio, si propone di riscrivere e di promuovere un nuovo modello educativo e di cultura sportiva da mettere a disposizione dell’associazionismo sportivo italiano».

«Solo uno sport che “rimette al centro il bene ultimo dell’atleta, la sua dignità e la questione educativa”, può ridare credibilità all’intero sistema sportivo e al calcio italiano. L’obiettivo è formare cittadini e sportivi migliori, che stiano alla larga dalle seduzioni del doping, del denaro e della vittoria a tutti i costi. Sportivi che siano anche persone “umanamente e spiritualmente mature”, come chiede Papa Benedetto XVI, che – conclude Costantini – sappiano disinnescare, attraverso stili di vita positivi, la cronica ciclicità degli scandali nello sport, da Calciopoli a Scommessopoli».