Il Cardinale Lojudice nel pre-partita culturale allo stadio: “Il futuro è ora. Bisogna sapersi confrontare. Aspetto il Papa a Siena”

Antonio Felice Zondadari è stato l’ultimo Cardinale di Siena, nel 1801.
Da porporato ricevette Papa Pio VI tra le antiche mura medievali duranteil suo decisivo viaggio alla volta della Francia. Soltanto dopo 216anni, l’Arcivescovo della città del Palio ha ricevuto la berrettacardinalizia, precisamente il 28 novembre 2020: Augusto Paolo Lojudice.
E ieri il Cardinale, che ha come motto episcopale “Mihi fecistis”, èstato ospite del pre partita culturale del Siena calcio, a poche oredalla sfida con il Modena. Inevitabile un parallelo con il suopredecessore Zondadari sull’eventuale accoglienza del Papa: “Francesco –ha detto Lojudice rispondendo ad una domanda del responsabile dellacomunicazione della Robur, Andrea Bianchi Sugarelli che ha moderatol’incontro – è profondamente legato a Santa Caterina ed io e la nostra
Diocesi siamo qui che lo aspettiamo. La sua visita è probabile, magaridurante le feste cateriniane. Ma non ama troppo i cerimoniali, lo hadimostrato. Noi speriamo di averlo alle prossime celebrazioni”.
L’incontro, a cui hanno partecipato circa 35 abbonati bianconeri dellaTribuna d’Onore, è stato incentrato sul tema: “I confini del futuro:Siena, fede e sport”. Il Cardinale ha parlato per circa un’ora di frontead un pubblico attento che lo ha applaudito, primo fra tutti il sindacoLuigi De Mossi. Lojudice ha ricordato i suoi inizi da sacerdote, iquartieri romani, Tor Bella Monaca, la volontà di abbattere i muri e dicombattere l’emarginazione: “Nei primi anni del mio ministerosacerdotale – ha rivelato il Cardinale – ho cercato di insegnare aigiovani del quartiere di guardare oltre ad un muro alto tre metri. Quelmuro era un confine non solo per la zona, ma per la loro stessa vita.
Non sapevano che oltre quella frontiera c’era un altro mondo, c’eranotante opportunità, ma anche bambini e ragazzi come loro che soffrivanola fame ed il freddo. Ci siamo impegnati a lavorare per gli ultimi e cisiamo riusciti. Lo sport – ha detto ancora Lojudice – è stato unimportante veicolo di socialità. Io ho praticato basket, pallavolo enuoto, il calcio non mi ha mai affascinato, ma a Tor Bella Monacaabbiamo realizzato due campi da gioco ad undici che hanno fatto felici
tante famiglie, ragazze e ragazzi del posto. Io credo ad un calcioalternativo, che fa divertire i giovani, educandoli, con allenatori chedebbono essere principalmente dei maestri di vita. Noi abbiamo bisognodel calcio delle parrocchie e non quello dei milioni che offuscano lamente, che danno a tanti bambini l’idea di una ricchezza facile ed
effimera. Personalmente ogni giorno mi trovo di fronte a tanti altritemi da affrontare, come ad esempio il problema dei minori stranieri nonaccompagnati. Al convegno che si è svolto pochi giorni fa alla Camera
dei Deputati ho invitato i politici presenti a seguire l’esempiosinodale. Non possiamo più perdere tempo intorno alle parole, sonoquestioni che dobbiamo affrontare ora e non rimandarle continuamente”.

Augusto Paolo Lojudice, rivolgendo l’attenzione alla sua esperienzasenese, è stato molto esplicito: “Papa Francesco mi ha mandato nellacittà di Santa Caterina. Ma ho scoperto che è riduttivo fermarsi soloalla sua figura. Questa – ha detto ancora il Cardinale – è una patria dipassioni, sentimenti, valori, tradizioni e radici che non si possonoracchiudere in una sola figura, benchè grandissima come Caterina.Qualcuno potrebbe dire il Palio, io invece dico le Contrade che sono ilcuore pulsante della vita quotidiana di Siena. Ho scoperto la loroimportanza grazie al sindaco che una sera mi fece girare i 17 rioni.
Finimmo alle due di notte, ma ne valse la pena. Quella passeggiataestenuante mi aprì un mondo che non immaginavo e che è pura fede. Un po’come sono state, e lo sono tutt’oggi, le parrocchie italiane. Ma la vitadi contrada non ha riscontri con nessun’altra città del mondo. Siena èdavvero un insieme di colori e di emozioni che sanno coinvolgerti. Esecondo me è troppo piccola per tutto quello che racchiude al suointerno. Basti pensare alla nostra Piazza Duomo. Io la osservo nel suoinsieme e la vedo come la più bella piazza mariana dell’avvenire. Ilfuturo? E’ oggi, bisogna sapersi confrontare con esso. Indietro non sipuò tornare, dovremo riflettere e trovare soluzioni a ciò che accadeogni giorno. Dall’immigrazione alla pandemia, dall’ambiente al turismo.
Noi, ad esempio, abbiamo bisogno di accrescere e migliorare i servizisociali, di intervenire dove le carenze non sono ancoraproblemiinsormontabili. Il tempo ci impone di smettere di procrastinareulteriormente” ha concluso il Cardinale di Siena.