Davide Noto, trentotto anni appena compiuti, tallonatore alla sua diciannovesima stagione consecutiva in Serie A in maglia biancoceleste, tre finali e quattro semifinali giocate, vicecapitano degli Squali nel campionato che inizierà a ottobre.

Davide, nuova stagione ma, soprattutto, una ripartenza dopo il lunghissimo stop per il covid-19: come vedi il tuo ruolo di vicecapitano ma, soprattutto, di uomo di immensa esperienza?

Un ruolo non facile ma che affronto con grande entusiasmo. Vista l’età, il mio contributo sarà sicuramente più quello di sostegno e guida per i tanti giovani che abbiamo e che si stanno affacciando ad un livello per loro nuovo.

Come se non bastassero i problemi legati a quasi due stagioni perse, in questi giorni è esplosa la “bomba” sui campi sintetici di vecchia generazione come il nostro: cosa ne pensi?

Prima di tutto penso che il tempismo sia stato davvero il peggiore possibile. Detto questo, credo che andrebbero valutate bene le situazioni e le motivazioni, anche perchè, per portare proprio noi come esempio, negli anni abbiamo giocato su campi in erba in realtà molto peggiori del nostro dal punto di vista della sicurezza: ghiacciati, con le buche, la terra mossa dalle talpe, durissimi e con ben poca erba rimasta. Il nostro campo quando è stato realizzato era stato certificato da World Rugby perchè era allora all’avanguardia e ora vedremo di farlo certificare anche come richiesto dalla FIR. Siamo consapevoli che ormai abbia i suoi annetti sulle spalle ma è ancora sicuramente un buon campo, come confermato anche dai tecnici che pochi anni fa erano venuti a fare manutenzione, ed è anche l’unico che abbiamo: vediamo di riuscire a giocarci questo campionato senza aggiungere ulteriori difficoltà ad una situazione già non semplice e poi, con tempistiche e speriamo anche risorse diverse potremo pensare al resto.

Quasi vent’anni di Serie A e centinaia di partite: chi sono gli avversari più forti che ricordi, come squadra e come singolo giocatore?

Come squadre direi che posso citare San Donà e San Gregorio nelle stagioni in cui sono state promosse in Eccellenza. Il numero 2 più forte con cui mi sono confrontato e contro cui ho sempre giocato con immenso piacere è Silvestri dei Lyons Piacenza, negli anni in cui ci giocavamo contro di continuo tra stagione regolare e play off.

E il compagno di squadra più forte?

Preferisco non rispondere: la lista è lunga e non voglio fare torto a nessuno.

Il tuo ricordo più bello…

La semifinale vinta in casa contro Colorno nel 2016, dopo aver perso l’andata sul loro campo: praticamente la giornata perfetta. Erano arrivati a Recco come una corazzata, convinti di avere già la finale in tasca, ed invece abbiamo vinto noi. Emozioni davvero fantastiche.

… e il più brutto?

Probabilmente la perdita dell’imbattibilità casalinga, dopo quattro anni e quarantacinque partite, ma anche un “derby” perso malissimo al Carlini contro il CUS Genova.

Quale sarà la cosa che racconterai ai tuoi nipoti?

Non saprei, perchè io sono abbastanza vicino al dover smettere di giocare ma ho ancora tante motivazioni per non farlo, quindi ho tantissimi ricordi e aneddoti ma sento ancora che ce ne saranno altri e mi piace pensare che il più bello debba ancora venire, quindi a questa domanda risponderò più in là!

Cosa auguri alla Pro Recco Rugby per questa stagione?

Sicuramente di tirare fuori il meglio in un momento complicato e di ripartire cercando anche di fare tesoro degli errori del passato per non ripeterli. Sappiamo di dover chiedere molto ai ragazzi della rosa e sarà una sfida che dobbiamo raccogliere tutti insieme.

Esprimi un desiderio che vorresti ancora vedere avverato sul campo.

Direi vincere una finale, dopo averne perse tre: ai fatidici quarantadue anni me ne mancano ancora quattro, quindi chissà…!