Focus della Fondazione The Bridge: “Cogliere fragilità e aspetti positivi per riorganizzazione sistema sanitario”
La veloce riconversione dei reparti non-Covid in Covid, la risposta immediata delle strutture private nel concedere posti letto per i ricoveri Covid e la capacità di organizzazione per una migliore strutturazione della cosiddetta Fase II: sono questi i principali aspetti positivi nella gestione dell’emergenza coronavirus da parte della Regione Lombardia emersi dal focus realizzato dalla Fondazione The Bridge.
Nell’analisi, intitolata “Covid-19, la gestione dell’emergenza e incertezza. Il focus lombardo”, si rileva come la Lombardia sia riuscita a riconvertire i posti letto disponibili per la terapia intensiva, passando da 724 a circa 900 a livello regionale già all’inizio del mese di marzo. Tutto questo, nonostante i casi registrati fino alla fine della fase I (77.568) siano stati nettamente superiori della somma dei casi di Piemonte, Emilia Romagna e Veneto insieme (71.764) o al resto del Paese.
“Non si può prescindere da questi fatti, dalle gravi ripercussioni su tutta l’organizzazione clinica e ospedaliera che ciò ha comportato. Abbiamo cercato di costruire un giudizio ragionato riguardo alla gestione sanitaria della pandemia da parte della Regione Lombardia, al di là delle polemiche politiche e mediatiche, dei pareri spesso discordanti e dei dietrofront degli esperti ascoltati in tutti questi mesi. Il nostro giudizio finale, nonostante alcuni errori commessi, come l’incertezza nella chiusura di alcune aree a rischio o la gestione delle realtà delle Rsa sulla quale indagherà la magistratura, è comunque positivo”, afferma Rosaria Iardino, presidente della Fondazione The Bridge, che aggiunge: “Questo studio vuole essere uno spunto per riflettere sulle fragilità emerse rispetto all’organizzazione del sistema socio-sanitario territoriale, ma vuole anche cogliere gli aspetti positivi che troppo spesso sono stati sottovalutati o ignorati a causa delle sterili polemiche politiche delle quali, durante un’emergenza come questa, ne avremmo fatto volentieri a meno. Dobbiamo capire da quali di questi aspetti ripartire per fornire stimoli utili alla fase di trasformazione in atto e le giuste indicazioni per un’assistenza sanitaria regionale sostenibile, ripensata sul territorio e sempre più vicina ai pazienti. Ad esempio, per il futuro emerge la necessità di un maggiore equilibrio tra offerta ospedaliera e servizi sul territorio. Bisogna finalmente attuare la riforma Balduzzi per quanto riguarda le forme associative, mettere in campo politiche di inclusione e compartecipazione del medico di medicina generale e rivedere la relazione tra istituzioni che propongono politiche sanitarie e Mmg, avviando una seria discussione sui diritti e sui doveri di quest’ultimi”.