Con una propria determinazione la Città metropolitana ha disposto il diniego per la costruzione della nona cella per rifiuti pericolosi e non pericolosi all’interno della discarica di Torrazza Piemonte.
Il provvedimento è giunto dopo la presentazione di un’istanza da parte della società “La Torrazza srl”, proprietaria dell’impianto che ha sede nel territorio del comune del chivassese, per la realizzazione di una nuova vasca che si sarebbe aggiunta a quelle già presenti all’interno dell’area di circa 210 mila metri quadri, attiva dal 1981, dove si svolgono attività di smaltimento di rifiuti non pericolosi e pericolosi compresi quelli contenenti amianto.
La gestione delle vecchie celle, con lo smaltimento di rifiuti industriali, sia speciali che tossico-nocivi (ex categoria 2B ai sensi della D.C.I.27/07/84), era partita con la cella 1 nel 1981 e terminata con la cella 7 nel 1993. Queste celle erano già state individuate quali sorgenti di inquinamento delle acque sotterranee e richiesto l’attivazione delle procedure di bonifica oggi concluse ai sensi dell’attuale normativa.
Negli anni Novanta la società aveva avviato le procedure per la realizzazione della cella 8, una vasca con una previsione di volumetria iniziale di ben 700.000 metri cubi, ma nel 1996 il Ministero dell’Ambiente con proprio DEC.VIA era intervenuto ridimensionando il progetto e dimezzando la volumetria a 350.000 metri cubi, oltre ad esplicitare che quello sarebbe stato l’ultimo intervento possibile all’interno del sito inserito in un contesto territoriale caratterizzato da un notevole carico ambientale.

Nel 2000 anche la Regione Piemonte, a cui competeva l’approvazione del progetto ed il rilascio dell’autorizzazione alla realizzazione della cella 8, aveva confermato le prescrizioni del Ministero.

Nel corso del 2014 era stato approvato un poco significativo rimodellamento della cella 8 da parte dell’allora Provincia di Torino che ribadiva come il progetto presentato doveva costituire l’ultimo ampliamento in termini di volumi di smaltimento dell’area in disponibilità della società La Torrazza.
Con il passare degli annisi è assistito ad un progressivo processo di urbanizzazione, con la creazione ed il successivo ampliamento di nuove aree residenziali situate a sud dell’area oggetto dell’intervento, ad una distanza di circa 300 metri dalla nuova vasca, una situazione decisamente meno cautelativa anche rispetto alle valutazioni di rischio effettuate dal Ministero.

Anche i comuni limitrofihanno sempre espresso le loro contrarietà ad eventuali progetti di espansione e già nel DEC.VIA ministeriale del 1996 si faceva esplicito riferimento alle posizioni contrarie della popolazione.
Oggi arriva la decisione della Città metropolitana che pone la parola fine alle richieste per la realizzazione di nuove vasche con il conseguente aumento della quantità di rifiuti in smaltimento.

“L’atto – commentano il vicesindaco metropolitano Marco Marocco e la consigliera con delega all’ambiente Barbara Azzarà – mette in evidenza la particolare situazione di quel territorio e interviene tutelando in primis la salute dei cittadini”.