Il primo libro di uno dei giocatori-simbolo del basket italiano nel mondo.
LUIGI DATOME è nato nel 1987. Ha giocato con le maglie di Olbia, Siena, Roma, Detroit Pistons, Boston Celtics e Fenerbahçe vincendo una Supercoppa Italiana, tre campionati turchi consecutivi, quattro Coppe Turche e una Eurolega. Otto trofei, dei quali tre da MVP. Dal 2013 è capitano della Nazionale, dove ha totalizzato oltre 150 presenze. Dal 2018 è presidente dell’ELPA, l’associazione dei giocatori di Eurolega.

FRANCESCO CAROTTI (Roma, 1982).
Ha iniziato da giovanissimo la sua carriera da giornalista, collaborando con «Corriere dello Sport», «la Stampa», «Leggo»,
«SuperBasket» e «il Tempo», parallelamente all’attività di radiocronista sportivo nelle emittenti romane. Nel 2013 entra a far parte dello staff dirigenziale della Virtus Roma nella quale attualmente ricopre la carica
di Direttore Operativo.
Orgogliosamente sardo, capitano della Nazionale e uomo-simbolo della nostra pallacanestro, attivissimo sui social, una personalità rara dentro e fuori dal campo, Gigi Datome guarda il mondo dall’alto dei suoi 2.03 metri e della sua inconfondibile barba.
Nella sua carriera cestistica ha sfiorato uno storico scudetto a Roma; si è conquistato un posto sui parquet della NBA,
arrivando a giocarsi i playoff contro i Cavs di LeBron James;
ha alzato il più prestigioso trofeo europeo vincendo l’Eurolega con la corazzata Fenerbahçe. Carismatico senza essere ingombrante, non schivo ma determinato nello scegliere sempre le parole giuste. Come quelle che mette in fila in Gioco come sono, un autoritratto ironico, acuto, mai banale, articolato attorno a dieci oggetti per lui significativi – e introdotto dalla prefazione di coach Obradović: dalla sua chitarra alla lavagnetta bianca (“quella dove il pennarello disegna gli schemi di gioco”), dalle sue amate scarpe gialle al portachiavi africano regalatogli a quindici anni dalla zia, dalla canotta della Santa Croce, la prima squadra in cui abbia giocato,
al poster di Allen Iverson devotamente appeso nella stanzetta di bambino. Ciascun oggetto evoca un pezzo della strada percorsa da Gigi, ispira racconti, ricordi, aneddoti e soprattutto un purissimo, sconfinato amore per la pallacanestro.

Ufficio Stampa