ACI: “GIUSTO STIMOLARE UN CAMBIO CULTURALE SULLA MOBILITA’,
MA SERVONO INCENTIVI PER IL RINNOVO DEL PARCO VEICOLARE
E UN APPROCCIO SISTEMICO SCIENTIFICO
PER RISOLVERE IL PROBLEMA DELLO SMOG”

Sono partiti nel Nord dell’Italia i nuovi divieti alla circolazione per i veicoli a benzina Euro0 e per i diesel Euro0, 1, 2, 3, con l’aggiunta degli Euro4 per l’Emilia Romagna. Le finalità di tali provvedimenti sono evidenti: cercare di contenere le sostanze inquinanti e le polveri sottili nella Pianura Padana, che nei mesi invernali subisce un peggioramento della qualità dell’aria a danno dei cittadini. Tali limitazioni sono ormai un appuntamento ricorrente per gli italiani, arrivando ad interessare almeno 3,5 milioni di veicoli, tra autovetture (2,8 milioni) e furgoni (circa 700mila), riducendo la libera mobilità di famiglie e lavoratori. A ciò si aggiunge il danno economico che ricade su chi ha già difficoltà a sostituire l’auto e ora si vede azzerare il valore del proprio usato.

ACI e gli automobilisti comprendono le ragioni delle nuove misure che mirano soprattutto a fermare i veicoli più datati e obsoleti, non solo più inquinanti ma anche meno sicuri nella capacità di scongiurare gli incidenti o almeno attenuarne le conseguenze. E’ però di difficile comprensione il blocco dei veicoli omologati Euro4, tecnologicamente già avanzati e con meno di dieci anni di vita, spesso con pochi chilometri all’attivo. Appare poi paradossale ipotizzare il blocco di ogni diesel, anche i sofisticati Euro6.

In ogni caso, ACI richiama due elementi imprescindibili per la vita dei cittadini, al Nord come in tutto il Paese.
Il coinvolgimento di così tanti italiani pone un problema di accessibilità alla mobilità: occorrono nuove soluzioni e valide alternative, al di là dei proclami, a cominciare da un improrogabile miglioramento del servizio pubblico di trasporto.
Scelte di tale portata sulla vita quotidiana devono muovere da dati scientifici senza ogni forma di pregiudizi, parole d’ordine o mode.

Per il primo punto, ACI sollecita l’ammodernamento del parco circolante, incentivando la rottamazione dei veicoli fino a Euro3 e supportandone la sostituzione con auto usate che siano almeno Euro4. Ciò abbatterebbe fino al 50% le sostanze inquinanti e i gas serra generati dal traffico privato a parità di chilometri percorsi, riducendo drasticamente anche il numero di incidenti, morti e feriti sulle strade.
Per il secondo punto, l’Automobile Club d’Italia evidenzia come i diesel Euro6 oggi sul mercato, ma anche i precedenti Euro5, impattino sull’ambiente in modo irrilevante rispetto al passato: un solo veicolo Euro1 fa registrare le stesse emissioni di una flotta di 28 Euro6. La sostenibilità dei diesel è ormai paragonabile ai veicoli a benzina, con valori perfino inferiori sui gas serra. La loro criminalizzazione non trova alcuna giustificazione e rende più difficile la transizione verso altre forme di alimentazioni “verdi”, come  l’elettrico, che richiedono ancora diversi anni.
L’ACI è favorevole ad ogni azione mirata a stimolare un cambio culturale sulla mobilità, in particolare quella urbana, migliorando di pari passo l’aria che respiriamo. E’ essenziale però basare ogni strategia sull’oggettività dei dati scientifici, che evidenziano come la maggior parte delle sostanze inquinanti – tra il 60 e il 90 per cento, a seconda delle sostanze nocive – sia generata dai riscaldamenti privati, dalle industrie e dalla produzione di energia: prima di puntare alle auto, bisogna intervenire su queste fonti.
Ufficio Stampa