“Ho avuto paura di non farcela”

“Questo spavento ha tolto qualche giorno di vita a mio padre”

“Il mio cruccio più grande è quello di non aver parlato per 20 anni con mia madre”

“Adesso è complicato pensare ad avere un altro figlio.

I miei bambini hanno bisogno di me”

“Il mio sogno nel cassetto è poter portare un altro pilota italiano a diventare

un campione come lo sono stato io”

IN ONDA SABATO 23 SETTEMBRE, ALLE ORE 16.10 SU CANALE 5

Max Biaggi rilascia in esclusiva a Verissimo la sua prima intervista televisiva, dopo il terribile incidente subito sulla pista di Latina, il 9 giugno scorso.

Di seguito un estratto del lungo incontro con Silvia Toffanin, in onda sabato 23 settembre su Canale 5.

T: Max, il 9 giugno hai avuto un terribile incidente.

B: E’ stata una grande battuta d’arresto. Doveva essere una cosa risolvibile abbastanza velocemente, invece, purtroppo, sono stato operato la prima volta, poi la seconda e nessuno mi dava un chiaro segnale di quale doveva essere il mio percorso. Mi sono sentito un po’ smarrito. E poi, proprio adesso, dopo tanti anni, quando praticamente avevo smesso la mia carriera da professionista.
T: Hai avuto paura di non farcela?

B: Un pochino sì perché quando il primario mi ha detto che in questo tipo di trauma su 100 persone 80 non ce la fanno, non è che mi ha dato una mano, però è stato onesto. Non ero preparato a questo tipo di messaggio, è stato il gelo, una doccia fredda. Non è stata una cosa da ricordare, ma fondamentalmente è stato un momento di svolta.

T: All’ospedale c’era perennemente Bianca, la tua fidanzata.

B: C’era anche nel momento dell’incidente perché era proprio lì. Inoltre, quando stavo in ospedale, i medici non potevano mai dire quello che stava succedendo in forma scientifica, si prendevano sempre un po’ di margine. L’unica fonte all’esterno che poteva dire qualcosa era Bianca. Di comune accordo lei comunicava e faceva una specie di diario.

T: Tu sei stato tanto tempo senza parlare con tua madre. Questo incidente ti ha fatto pensare di aver buttato via degli anni importanti?

B: Ho risolto questa situazione otto anni fa, quando è nata Ines. Erano più di 20 anni che non parlavo con mia mamma e ho pensato che quello fosse il momento giusto per far conoscere ai miei figli la nonna e io per riavvicinarmi a mia madre. È stato un passo importante. Dopo tanti anni ti trovi anche un po’ a disagio. Quasi io non la riconoscevo mia madre. Era cambiata. Ho dato una

spianata a tutti quelli che erano i miei dubbi, le mie convinzioni. Mi sono reso conto che ho perso tanto tempo, quello è il mio cruccio più grande.

T: Parlando di figli, quando sono venuti a trovarti in ospedale?

B: Sono arrivati il 26 giugno, su loro richiesta. Io avrei voluto vederli subito, perché sentivo la loro mancanza, ma ho evitato perché avevo i tubi ovunque, avevo paura che rimanesse loro troppo

impressa l’immagine del papà in una situazione critica. E’ stata dura aspettare di vederli il giorno del mio compleanno, ma in quell’occasione ero più presentabile, ed è stato emozionante, una delle cose più belle della mia vita.

T: Che papà è Max Biaggi?

B: All’inizio un papà con poca esperienza. Questo sport ti irrigidisce un po’. Ti leva un po’ di emotività. Devi essere molto calcolatore e freddo in certi momenti e poi non riesci ad essere un fiume in piena in altre situazioni. Quando ho avuto i miei figli ero ancora in carriera. Durante il campionato e le gare non ero così presente a casa come lo sono adesso. Negli ultimi anni ho assaporato molto di più l’essere papà e ne sto traendo il massimo. Loro sono al primo posto della classifica delle mie priorità.

T: Sei pronto a diventare ancora papà?

B: Adesso i miei due figli hanno molto bisogno della presenza del papà e sento che devo dare loro ancora molto, per cui pensare a qualcosa d’altro ora è un po’ complicato, ma mai dire mai.

T: Tu sei separato da Eleonora Pedron, la madre dei tuoi figli. Come sei riuscito a spiegare la situazione ai bambini?

B: E’ molto difficile fargli assimilare questo cambiamento. Loro sanno che il papà e la mamma si  vogliono bene ma hanno deciso di comune accordo di non stare insieme, per idee, impegni e volontà diverse. E’ un cammino. Bisogna seguirli passo passo per non lasciargli qualche buco nella loro infanzia. Per questo sono molto presente.

T: Eri teso il giorno in cui hai presentato ai tuoi figli Bianca?

B: Ci ho pensato e ripensato, ho sentito vari pareri e poi ho tratto la conclusione che era giusto presentargli la ragazza che condivideva con me la vita.

All’inizio non è stato semplice. Ovviamente loro riportavano sempre alla mamma la figura femminile. Soprattutto Leon era molto diffidente, non voleva saperne. Poi è cambiato tutto, è diventata la normalità, anzi mi chiedono spesso di Bianca.

T: Tu e la tua ex compagna avete un rapporto molto civile. Si è catapultata subito in ospedale …

B: In realtà era a Roma per cose sue, non è venuta apposta. Poi è venuta una seconda volta con i bimbi. E’ una cosa che avrei fatto anch’io per un motivo così grave. E’ sempre la mamma dei miei figli. Il rapporto è buono, molto civile. C’è molta elasticità. I bambini vivono a tre minuti di macchina da casa mia e posso vederli in ogni momento. Non sento così tanto il distacco perché, in realtà, mi sembra quasi di averli con me.

T: Tuo papà ti segue da 25 anni. Cosa ti ha detto in questa occasione?

B: Mio padre ha 75 anni e ha avuto un po’ di problemi di salute. Diciamo che questa cosa non lo ha aiutato sicuramente. Mi rendo conto che questo spavento gli ha levato qualche giorno di vita. Era preoccupatissimo.

Mio padre è una persona estroversa ma non lo è con i figli. Fa fatica a darti una carezza, un abbraccio. Invece, quando ero su quel letto d’ospedale mi ricordo che arrivava, mi salutava con un  bacino e poi si metteva lì, mi prendeva la mano, me l’accarezzava e non mi lasciava. Mi rendevo conto da quel gesto che mi stava dando tutto se stesso.

T: Come si cambia dopo un’esperienza del genere?

B: Sei pronto al cambiamento e vorresti fare tante cose che magari non hai mai fatto. Tra queste, mi piacerebbe fare il giro d’Italia in bici e scoprire tutte le cose belle del nostro paese, anche se è una cosa che non ha molto senso, visto che si tratta di fare più di 3000 chilometri. Quello che vorrei fare, sinceramente, è stare molto di più vicino alla mia famiglia e apprezzare le persone che mi hanno sempre voluto bene.

T: Come stai oggi fisicamente?

B: Meglio. Avevo perso almeno 5 chili, ero teso e non avevo più forze. Ora ho anche riacquistato un po’ l’equilibrio, anche se non è ancora come prima. Posso condurre una vita abbastanza normale. Non posso ancora andare in macchina, perché i sobbalzi, i movimenti laterali e le curve mi danno fastidio. Ma per fortuna posso uscire e camminare. Mi manca ancora la resistenza, mi affatico facilmente. Sono come un bimbo che comincia a camminare, ma sono già a buon punto e rispetto a come stavo prima, ogni giorno è un regalo.

T: Come ti vedi tra 10 anni?

B: Tra 10 anni spero di essere sereno, appagato e magari ancora con tante cose da fare, con ambizioni e progetti. A me piace il mondo della moto che mi ha sempre dato tanto. Il sogno nel cassetto è avere un altro pilota italiano che possa scalare tutti i campionati e possa diventare un campione. Sarebbe bellissimo poterlo sostenere, dargli una mano per arrivare a quei grandi traguardi. Credo sia il massimo per chi come me li ha raggiunti prima.

Ufficio Stampa