Il Codice Sforza, un’opera unica impreziosita da raffinate miniature, è stata restaurata grazie all’impegno della casa editrice Novacharta di Padova diretta da Vittoria de Buzzaccarini, che ha anche pubblicato il saggio sull’intervento di restauro, Pagine di scuola a cura di Giovanni Saccani*, e il facsimile dell’opera in copie limitate.
L’originale, conservato presso la Biblioteca Reale, è in esposizione fino al 6 marzo a Palazzo Madama, nell’ambito della mostra Emanuele d’Azeglio. Il collezionismo come passione. Fu infatti il d’Azeglio che nel 1860 acquistò l’opera a Londra, la fece riprodurre fotograficamente da Camille Silvy e in seguito, nel 1863, la vendette alla Biblioteca Reale.
Si tratta di un prezioso quadernetto membranaceo, scritto a Cremona il 27 novembre del 1467 sotto la guida del maestro Francesco Filelfo (1389-1487) da Ludovico Maria Sforza, noto come Ludovico il Moro. Una sorta di “compito in classe”, un commento alla Rhetorica ad Herennium con notazioni grammaticali, letterarie e storiche; un’esercitazione con la quale il futuro signore di Milano dimostra alla madre Bianca Maria Sforza i suoi progressi negli studi. Un testo analizzato e studiato in profondità dal professor Alessandro Vitale Brovarone, docente di filologia e linguistica romanza all’Università di Torino. Il codice è una rara testimonianza della solida e articolata formazione culturale che riceveva un giovane principe e che era affidata a un precettore di indiscussa fama e preparazione.
Il quaderno è inoltre arricchito da una serie di interessanti miniature, di cui si è preso cura in modo magistrale lo studio Paolo Crisostomi di Roma. Oltre ai ritratti di membri delle famiglie Sforza e Visconti, sono rappresentati alcuni episodi storici, come l’attraversamento dell’Ellesponto da parte dell’esercito persiano di Serse, la battaglia di Salamina, la battaglia delle Termopili, l’attacco di Marco Furio Camillo ai Galli, la presa di Gerusalemme, l’armata di Annibale.
Per Giovanni Saccani direttore della Biblioteca Reale e curatore del saggio sul restauro Pagine di scuola: “Il facsimile del Varia75, conosciuto come Codice Sforza, riveste grande importanza non solo per l’opera in sé ma per il collegamento con il d’Azeglio che fu un innovatore nel campo della conservazione. La scelta di far riprodurre il manoscritto al fotografo Silvy con il collodio umido rispondeva a tre prerogative ancora attuali: toglierlo dalla luce, evitare che fosse maneggiato, realizzare una copia per facilitare il lavoro di studiosi e ricercatori. Ma un vero facsimile in scala 1:1 non era mai stato pensato. L’edizione curata da Novacharta è un felice incontro tra biblioteca, editore e restauratore, che sottolinea la validità del principio di attiva e proficua cooperazione tra diverse competenze accomunate dall’intento di raggiungere uno straordinario obiettivo: la salvaguardia di un codice unico nel suo genere e che grazie a questa iniziativa potrà rivivere nel tempo.”
L’editore Vittoria de Buzzaccarini sottolinea un momento particolarmente interessante degli studi per il commentario e il facsimile: “Ci siamo imbattuti in un piccolo “giallo”. Per alcuni studiosi è verosimile che il precettore del piccolo Ludovico il Moro, allora quindicenne, non sia stato il Filelfo, ma il precettore cremonese Giovanni Francesco Picenardi. Una vicenda che ci ha appassionato e per la quale stiamo pensando di istituire una borsa di studio per le ricerche dedicate al tema. Il progetto “Salviamo un codice” tramanda questi valori, i valori dello studio e della lettura di opere antiche che altrimenti rimarrebbero confinate nei caveaux delle biblioteche. Nell’epoca della rete e delle connessioni digitali, ‘Salviamo un codice’ conserva e diffonde parti importanti dell’immenso patrimonio conservato nelle biblioteche italiane, affinché non si perda la possibilità di entrare in un rapporto diretto e libero da interferenze con il testo e il suo autore.”
Alla casa editrice Novacharta fanno capo le riviste Charta, che quest’anno compie 25 anni, Alumina, i volumi delle collane Cimelia e Quaderni di Restauro, i progetti “Salviamo un codice” e “Salviamo una biblioteca”.

*All’interno del saggio Pagine di scuola si segnalano i contributi di Vittoria de Buzzaccarini, editore di Novacharta, Rossana Rummo, direttore generale della Direzione Generale Biblioteche e Istituti Culturali, Giovanni Saccani, direttore della Biblioteca Reale, Gianfranco Malafarina, direttore di Alumina, Alessandro Vitale Brovarone, docente di filologia e linguistica romanza all’Università di Torino, Milvia Bollati, docente di Storia dell’arte all’Università Cattolica di Milano, Paolo Crisostomi, docente di Teoria e tecnica del Restauro all’Università di Urbino, Luca di Palma, borsista della Fondazione Roberto Longhi di Firenze.

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