Ciò che mi piace e che mi coinvolge davvero nel golf è il senso del gioco, l’unicità di questa disciplina e anche le sensazioni che ti fa provare, così differenti rispetto a quelle che ho vissuto per tanto tempo su un altro prato, quello dei campi da calcio. Non credo sia un caso che molti giocatori di calcio, di basket e in generale di sport di squadra si dedichino con passione al golf, dopo o anche durante la loro carriera da professionisti. Non è soltanto perché è uno splendido gioco, ma anche perché è una sorta di terapia, un momento tutto per te, una solitudine necessaria. La mia passione è cresciuta negli anni d’oro di Tyger Woods, e dunque anche dal punto di vista del modello “pro” da seguire direi che non mi è andata malissimo. Mi piace la concentrazione che ci vuole, la forza mentale, la capacità di mettere tutte le tue risorse per eseguire quel colpo, la disciplina, l’allenamento, la ripetitività del gesto. Ma c’è una cosa che è davvero unica nel golf, impagabile. Dove si gioca. Vi viene in mente un campo di gara brutto? D’accordo, ce ne saranno di più o meno suggestivi, di più o meno originali, ma in generale il concetto di golf è indissolubilmente legato all’aria aperta, al verde, al prendersi del tempo per sé in mezzo alla natura, godendo anche dei suoi suoni e dei suoi profumi. Una sensazione bellissima, che ti permette di staccare davvero, magari anche il telefono per qualche ora, e di immergersi nel verde. In fondo, adoro farlo da quando sono nato: che sia un prato di campagna, un campo da calcio o un green da golf. Quello che ospiterà la Ryder Cup sarà fantastico, anzi sarà il più bello perché è a Roma, in Italia. Finalmente!

Ufficio Stampa