«Brescia il trampolino di lancio, Fortitudo Mozzecane la giusta chance»

Capisci subito da dove arriva. Sentendola parlare, guardandola negli occhi. Perché la mentalità è di chi ha imparato a vincere in fretta. Il Brescia le ha insegnato a stare ad alti, altissimi livelli, «è stato un trampolino di lancio, il club che mi ha dato le basi per iniziare la mia strada», la Fortitudo Mozzecane rappresenta il suo presente e la sua sfida, «l’occasione giusta, la società che mi sta fornendo la possibilità di mettermi in mostra e dimostrare ciò che valgo». Alice Martani è timida (almeno all’apparenza) ma sa quello che vuole, nonostante abbia solo vent’anni. «Desideravo cominciare a camminare con le mie gambe, per questo ho lasciato il Brescia: cambiare squadra, vita, e aprirmi a una nuova realtà, per di più in una Provincia diversa, è stato molto difficile, però sono contenta di questa scelta. Allenarsi al fianco di tante campionesse è istruttivo e un onore, ma credo che per crescere occorra giocare con continuità. Scendere in campo regolarmente trasmette infatti maggiori stimoli e ti fa essere soddisfatta appieno di te stessa».
LA FORTITUDO DELLE GIOVANI. La Fortitudo Mozzecane l’ha accolta a braccia aperte l’estate scorsa. L’attaccante bresciana (di Offlaga), dopo aver trascorso il 2015/16 alla corte di Milena Bertolini e del Brescia delle grandi, si è tuffata nell’avventura gialloblù con entusiasmo, promettendo gol e impegno. E trovarsi in mezzo a una formazione giovanissima l’ha motivata ancora di più. «È bello giocare insieme a coetanee o quasi, anche se l’esperienza di calciatrici più mature, come Rachele Peretti nel nostro caso, è indispensabile sia in campo che nello spogliatoio – conferma Alice -. La società è seria, la squadra mi piace e ha ampi margini di miglioramento. La volontà della dirigenza di crescere e di puntare su atlete giovani è proprio una delle ragioni che mi ha spinto ad accettare tale sfida: darò il massimo per ripagare la fiducia che c’è nei miei confronti».
UN GRAZIE A WELBECK E A PIOVANI. A Mozzecane, Martani ha ritrovato due vecchie conoscenze: Nana Welbeck e Beatrice Piovani, ex compagne nella Primavera del Brescia nelle stagioni 2013/14 e 2014/15, e in maglia gialloblù dalla passata annata. «Anzi, sono state loro a parlarmi bene della Fortitudo, ad incuriosirmi e a convincermi a venire – rivela l’attaccante -. Sono felice di essere di nuovo in squadra con Beatrice e Nana: abbiamo condiviso tante emozioni, vincendo un campionato regionale Primavera, conquistando il trofeo Arco di Trento e raggiungendo la semifinale nazionale Primavera (tutto nel 2014/15, ndr). Entrambe sono un punto di riferimento, mi sostengono quando ho qualche dubbio o quando le cose non vanno nel verso giusto e mi hanno aiutato ad integrarmi nel gruppo». Non solo: essendo bresciane, Martani, Piovani e Welbeck arrivano agli allenamenti insieme: Ci siamo organizzate: una settimana prendiamo la mia auto, quella successiva tocca a Beatrice – racconta Alice -. Impieghiamo un’ora e mezza ad andare al campo e questo, lo riconosco, è un grande sacrificio. Ma la passione per il calcio ha il sopravvento».
«SONO PERFEZIONISTA, VOGLIO DARE DI PIÙ». Quattro gol e un assist. Lo score dell’attaccante gialloblù alla sosta natalizia, dopo dieci giornate di campionato, recita così. Martani ha disputato nove incontri e ha segnato contro l’Azalee, l’Unterland Damen, la Pro San Bonifacio e, domenica scorsa, contro la Riozzese. «Sono una perfezionista e non sono del tutto soddisfatta – commenta lei -. Voglio dare di più perché so di poter giocare meglio: purtroppo, spesso faccio fatica ad adattarmi ai cambiamenti e qui devo ancora ambientarmi alla perfezione a livello di meccanismi tattici. Non sono ancora al top, però mi sto impegnando parecchio e sto crescendo di settimana in settimana. La migliore gara? Con l’Unterland Damen: è l’unico match in cui, finora, mi sono sentita me stessa fino in fondo e dove ho mostrato il mio vero valore. Tra l’altro, a Cortina sulla Strada del Vino ho realizzato il gol più bello dei quattro».
LA PIÙ SOSTITUITA. Alice è la calciatrice gialloblù ad essere stata sostituita il maggior numero di volte: otto. «Evidentemente, al momento non riesco a fornire la continuità che desidera mister Fabiana Comin: dopo aver trascorso l’ultima stagione quasi sempre in panchina, credo sia naturale che mi manchi il ritmo partita. Inoltre, mi accorgo di essere, in certe circostanze, insicura e timida in campo e questi fattori di sicuro incidono: in diverse occasioni per paura di strafare, mi tiro un attimo indietro. Invece dovrei osare di più». In ogni caso, Martani ha iniziato da titolare otto delle nove sfide disputate. «Mi fa davvero piacere. Ringrazio l’allenatore per avermi ridato la fiducia nei miei mezzi che avevo un po’ perso. Il match in cui mi sono piaciuta meno? Contro la Riozzese».
«RIOZZESE, IL GOL MI RICORDA BONANSEA». Una curiosità: il suo tiro-cross vincente dalla fascia destra di domenica scorsa, che ha aperto la strada verso il successo gialloblù (0-2) proprio sul club rosanero, offre uno spunto per un fare un parallelo «bresciano»: «Il mio gol mi ha ricordato una rete realizzata da Barbara Bonansea contro il Pordenone (nel 2014/15, ndr): stessa posizione, stessa dinamica, stesso risultato di 0-1». In quella gara, lo precisiamo, Alice giocò tutta la ripresa contribuendo alla vittoria biancoblù (0-6).
DEBUTTO IN B DA PROTAGONISTA. Il debutto in serie B, a 20 anni e 99 giorni, l’ha resa orgogliosa. E non potrebbe essere altrimenti. Domenica 2 ottobre: Martani mette a referto un gol e un assist nel 4-4 contro l’Azalee nella partita inaugurale di campionato, lasciando subito il segno. «Ero davvero emozionata – confessa -. Affrontavo il primo incontro con una maglia nuova, davanti al pubblico amico, e volevo comportarmi bene. In più, non ero abituata da tempo a partire titolare e avevo un po’ di paura. Sono contenta di quella prestazione: credo abbia rappresentato un buon biglietto da visita».
VIENI DAL BRESCIA? C’È PIÙ PRESSIONE. Il suo recente passato pesa. Inutile nasconderselo. Perché arrivare dalla formazione capace nel 2015/16 di portarsi a casa scudetto, Coppa Italia e Supercoppa italiana, e giungere fino ai quarti di finale di Champions League, scatena la curiosità e i giudizi di molti. «È vero, mi sento spesso gli occhi puntati addosso: anche se ho giocato poco con il Brescia, ho fatto comunque parte di una squadra importantissima e la gente si aspetta sempre qualcosa in più da me – ammette l’attaccante -. Questo mi carica ma, al contempo, mi mette pressione. Tuttavia, cerco di scendere in campo tranquilla e di dare l’anima ogni volta». Tra le undici atlete under 20 gialloblù, infatti, Alice è la calciatrice ad aver totalizzato il maggior numero di presenze (5) e di minuti (111) in serie A: «Allenarmi con grandi campionesse mi ha permesso, a Brescia, di accumulare un po’ di esperienza e tanti consigli utili, in particolare dal punto di vista tattico. So di essere osservata con occhi più critici e voglio aiutare la Fortitudo ad arrivare il più in alto possibile».
«HO SCELTO IL 9 PERCHÉ MI STIMOLA». Sulle spalle ha un numero affascinante quanto esigente. Martani ha deciso di indossare il 9, proprio quel 9 vestito nelle ultime due stagioni al Mozzecane da Rossella Cavallini (ora alla Pro San Bonifacio), che tanti gol ha siglato per i colori gialloblù. «Ho scelto questa maglia come stimolo: mi piace essere spronata e, mentre gioco, il 9 mi ricorda sempre di dover dare di più, di lottare, di fare sacrifici e di non mollare mai – precisa Alice -. È il primo anno che ho tale numero in modo fisso e desidero onorarlo al meglio». Anche perché, ora, l’attaccante non è più una riserva, come a Brescia, ma si sta ritagliando un ruolo di rilievo. «È sì più difficile però preferisco la posizione che ho oggi. Mi fa piacere sentirmi totalmente parte di un progetto».
IL BRESCIA DELLE GRANDI. Quarantasette incontri e quarantuno reti con la Primavera del Brescia dal 2013 al 2015. Poi, nella passata stagione, il salto in pianta stabile in prima squadra. Martani ha collezionato cinque presenze in serie A (due nel 2014/15 e tre nel 2015/16) e un’apparizione in panchina allo stadio Rigamonti per Brescia-Fortuna Hjørring, assaporando seppur da fuori l’atmosfera degli ottavi di Champions League. «Ho imparato parecchie cose osservando in azione attaccanti di grande spessore come Cristiana Girelli, Daniela Sabatino, Barbara Bonansea e Stefania Tarenzi: guardandole, tentavo di apprendere i movimenti utili, la maniera giusta di comportarsi davanti al portiere e la cattiveria agonistica. Ed è stato un onore allenarmi e giocare con loro: ringrazio la società per avermi fatto crescere e avermi permesso di conoscere il calcio di alto livello – spiega Alice -. Lo spogliatoio di una formazione di vertice? Ci sono le occasioni per scherzare e i momenti dove bisogna essere serie e determinate. La concentrazione è massima e l’intensità del lavoro pure. Inoltre, grazie anche all’esperienza internazionale, le atlete acquisiscono una mentalità vincente e una fame di successi incredibile, e ogni ragazza è stimolata ad impegnarsi sempre di più. La Champions League? È l’apice del calcio europeo: vivere quelle emozioni, nonostante io le abbia provate dalla panchina, è stato da brividi e indimenticabile».
COMIN E BERTOLINI. Milena Bertolini a Brescia, Fabiana Comin a Mozzecane. Due personalità a confronto, «due filosofie di lavoro differenti ma entrambe propositive e improntate all’attacco». Martani racconta il tecnico del passato e l’allenatore del presente: «Milena è più riflessiva, silenziosa e puntigliosa, Fabiana invece è più istintiva, esuberante e ha dalla sua parte la grande esperienza nazionale e internazionale maturata da calciatrice. Tutte e due, però, sono preparate e attentissime alla tattica, sanno caricare ed incitare le proprie giocatrici e, quando sbagli, non ti fanno pesare troppo un errore. Anzi, ti spronano a migliorare».
LA TRIPLETTA A COMIN NEL 2014. Alice e mister Comin si erano già incrociate un paio di anni fa. Ma da avversarie. Nel dicembre del 2014, infatti, le due si trovarono di fronte in un’amichevole: una guidava l’attacco del Brescia Primavera, l’altra era l’allenatore della Primavera dell’Agsm Verona. Risultato: tripletta di Martani e vittoria per 0-3 del Brescia. «Mi ricordo molto bene quella gara: era un periodo no per me e i tre i gol di allora furono una vera liberazione, oltretutto segnati a una delle formazioni Primavera migliori d’Italia» sottolinea Alice. E se Martani avesse fatto colpo lì sul suo attuale tecnico? «Non lo so – sorride lei -. Di sicuro avevo mostrato le mie qualità e, magari sì, le avevo fatto una buona impressione».
CERNOIA IL MODELLO, MELE L’AMICA. Al Brescia, l’attaccante gialloblù, aveva un modello: Valentina Cernoia, «un capitano con c maiuscola e un esempio di grinta, di classe e di impegno». «Sapevo chi fosse Valentina già prima di arrivare in maglia biancoblù – rammenta Martani -. Qualche stagione fa militavamo entrambe nel Manerbio: lei aveva 16 anni e faceva parte della prima squadra, mentre io avevo 11 anni ed nel settore giovanile. Ogni tanto andavo a seguire le sue partite e poi ci vedevamo alle cene organizzate dalla società. Dopodiché, ci siamo ritrovate al Brescia, ci siamo conosciute meglio e Cernoia è diventata un riferimento». Delle compagne bresciane, Alice è rimasta in contatto principalmente con Elisa Mele: «È la ragazza a cui ero più legata, visto che abbiamo giocato insieme sia in Primavera che in prima squadra. Con Elisa è nata una bella amicizia».
SERIE A IERI, SERIE B OGGI. La serie A l’ha assaggiata ieri, la serie B la sta scoprendo oggi. «Disputare la massima categoria è un orgoglio: hai la possibilità di confrontarti con le calciatrici italiane più brave e crescere da tutti i punti di vista. Non solo: aver debuttato a diciotto anni e aver vestito i colori della formazione migliore d’Italia sono soddisfazioni immense che mi porterò sempre dentro. La serie B? Un campionato diverso, meno preparato tatticamente e tecnicamente rispetto alla A ma con avversarie agguerrite, toste e determinate».
L’AZZURRO MAI INDOSSATO. L’azzurro di una selezione giovanile non l’ha mai indossato. «È un mio piccolo rammarico, lo riconosco». Martani confessa il sogno Nazionale, però con i piedi per terra: «Ho cominciato a pensarci una volta arrivata a Brescia ma allora avevo già 18 anni e ho perso il treno sia per l’under 17 che per l’under 19. Mi dispiace essere giunta in una squadra importante troppo tardi, tuttavia il desiderio di vestire un giorno la divisa della Nazionale c’è ancora. Non è un chiodo fisso, chiaramente: io mi impegnerò al massimo per il club, poi se dovesse saltare fuori una chiamata azzurra, sarò felice. D’altronde, rappresentare il proprio Paese è il sogno di ogni atleta». La sua ambizione, al momento, è sinonimo di crescita costante: «Mi piacerebbe tornare in serie A e arricchire la mia bacheca: è vero, con il Brescia ho vinto uno scudetto, una Coppa Italia e una Supercoppa italiana ma lì ho contribuito poco e vorrei conquistare qualche trofeo vivendolo da protagonista. Ora, però, l’importante è scendere in campo con serenità, con passione, e far bene con la Fortitudo Mozzecane. Il futuro si vedrà».

Matteo Sambugaro
Foto: Graziano Zanetti Photography