«Unterland, una liberazione. La rete è per nonna: mi mancherà»
La prima vittoria in campionato l’ha aperta lei. Con una punizione perfetta, infilata poco sotto l’incrocio dei pali. Il sinistro a giro del capitano ha squarciato paure e tensioni, la sua grinta ha caricato e trascinato tutta la Fortitudo Mozzecane. Francesca Salaorni ruggisce a Cortina sulla Strada del Vino, alla propria maniera. Alzando il muro della retroguardia gialloblù e dando il via al successo per 0-3 sull’Unterland Damen. Al sesto tentativo, dopo quattro pareggi e una sconfitta, la formazione di Fabiana Comin conquista così il successo numero uno dell’annata. E Francesca è una delle protagoniste di giornata in tutti i sensi. Per il difensore veronese, tra l’altro, è arrivato il terzo gol in serie B in maglia Fortitudo: il primo lo aveva realizzato nel 2013/14 contro l’Azzurra San Bartolomeo, mentre il secondo nella scorsa stagione contro la Bocconi Milano. Salaorni, di fronte all’Unterland Damen ha fatto sia il difensore che l’attaccante. Il doppio ruolo l’è riuscito bene.
«Sono felicissima. Quando ho visto la palla prendere il giro giusto ed entrare in rete ho provato un’emozione pazzesca. Durante l’allenamento di venerdì scorso, Marco (Borgese, vicetecnico, ndr) mi aveva proprio consigliato di tirare se fosse arrivata una punizione dal limite dell’area. Così, ho seguito il suggerimento ed è andata bene. Questo gol ha avuto un grande significato».
Appena ha segnato, infatti, ha alzato le braccia e lo sguardo al cielo…
«La rete è per mia nonna Ellia, scomparsa qualche settimana fa: lei era una delle persone più importanti per me e ci ero molto affezionata. Non vedevo l’ora di dedicarle la mia prima marcatura stagionale e sono contenta di averla ricordata così».
Per un difensore, realizzare un gol che sapore ha?
«Particolare. Di solito, noi difensori salviamo il pallone sulla linea di porta o neutralizziamo i tentativi delle punte avversarie. Pertanto, quando ci capita di segnare ci sentiamo attaccanti per trenta secondi ed è davvero entusiasmante. Purtroppo, però, non essendo abituati, spesso siamo spiazzati e non sappiamo come esultare (sorride, ndr). Mi piace vedere la sfera insaccarsi in rete, è un’intensa scarica di adrenalina. Quindi, appena si presenta la chance giusta, provo a fare gol».
Una volta fischiata la punizione, si è diretta subito verso il pallone. Sentiva il piede caldo?
«In realtà, ero un po’ preoccupata perché fino a quel momento della sfida non avevo battuto perfettamente i calci piazzati dalla trequarti. In ogni caso, lì avevo voglia tentare la conclusione, vista la posizione favorevole. Ho parlato con Rachele Peretti e Valeria Dal Molin e loro mi hanno ceduto volentieri l’opportunità. Poi ho colpito il pallone d’istinto, con convinzione e senza pensare troppo».
Segnare a Katja Schroffenegger, uno dei portieri della Nazionale italiana, è stato un orgoglio?
«Certo. Ho ancora i brividi, se ci ripenso. Prima della gara, infatti, mister Fabiana Comin ci aveva detto che Schroffenegger è brava, ha una forte personalità, e che avremmo dovuto tirare con più cattiveria del solito: ecco, essere riuscita a sorprendere un’atleta di così alto livello è una soddisfazione fantastica».
Si esercita spesso nelle punizioni in allenamento?
«Tutte le settimane. E provo a batterle quasi sempre dal limite destro dell’area di rigore (guardando la porta, ndr), proprio nel punto da dove ho segnato domenica scorsa. Alla domenica, invece, tante volte rinuncio per lasciare spazio a chi è più brava di me».
E se le punizioni dal limite diventassero una sua specialità?
«Sarebbe bello. Mi piace tirare i calci piazzati: nelle giovanili ho calciato in qualche occasione sia punizioni che rigori e mi sono trovata bene, però devo ancora affinare la mia tecnica. Se in futuro me la sentirò, comunque, sarò di nuovo pronta a riprovarci».
Facciamo un parallelo: Salaorni autorevole. Come la Fortitudo contro l’Unterland Damen.
«È corretto. La determinazione impiegata nell’andare a battere la punizione, e durante il match, si può paragonare alla prestazione della squadra, che ha saputo portare a casa i tre punti e farsi valere contro un avversario ostico. Non mi sento ancora al 100%, ma sono migliorata rispetto alla prima partita. Esattamente come la Fortitudo».
In sei giornate è la prima volta che il Mozzecane va in vantaggio dallo 0-0. Il suo gol vi ha sbloccato anche mentalmente?
«Sì. Portarci avanti nel punteggio, per di più quasi allo scadere della primo tempo (Francesca ha segnato al 43’, ndr), ci ha dato morale e fiducia. Tanto che da lì alla fine abbiamo giocato con maggiore grinta e agonismo».
Di cosa è figlio il successo numero uno in campionato?
«Finalmente il grande lavoro che svolgiamo durante la settimana inizia a dare i suoi frutti. È da quattro mesi che ci alleniamo bene ma finora i risultati non ci avevano sorriso. La vittoria sull’Unterland Damen è stata una vera liberazione: ci siamo tolte un peso notevole dalle spalle e a fine gara siamo esplose dalla gioia. Stiamo crescendo, sia singolarmente sia a livello di movimenti corali».
A Cortina sulla Strada del Vino ha esordito in serie B (e da titolare) Letizia Malvezzi, classe 2001. Come si è comportata?
«Un buon debutto. Pensavo che Letizia potesse incontrare più difficoltà, però nello spogliatoio l’avevo vista carica e concentrata. Malvezzi ha un carattere forte e sono felice per lei: per esordire a 14 anni in un campionato così complicato, tra l’altro il giorno prima di partire per il raduno della Nazionale under 16, e in un momento tanto delicato per la squadra, occorre personalità. E Letizia l’ha dimostrata, cavandosela egregiamente».
Seconda gara consecutiva senza incassare reti. La fase difensiva comincia a trovare equilibrio?
«Sembra di sì. Non capisco cosa sia successo all’inizio del torneo né comprendo il motivo per cui abbiamo subito parecchi gol, ma adesso stiamo sistemando gli automatismi. Tutte ci diamo una mano, tutte lottiamo con grinta e spirito di sacrificio».
In serie B, la Fortitudo non terminava due match di fila senza prendere gol dal 2014/15. Perché, da tradizione, faticate a mantenere la porta inviolata?  
«Probabilmente, in certi casi abbiamo troppa voglia di attaccare. E, per colpa della foga, ci sbilanciamo e ci facciamo trovare scoperti. Inoltre, bisogna imparare a non distrarsi mai. Insomma, dobbiamo migliorare e faremo il possibile per continuare la striscia positiva».
La classifica è corta: il Mozzecane è a quattro punti dal penultimo posto e a quattro lunghezze dalla terza posizione. Salaorni guarda in alto o in basso?
«In su. Innanzitutto dobbiamo raggiungere la salvezza, però la mia aspirazione è di arrivare a ridosso dei primi posti e stare dietro ai club di vertice. D’altronde, siamo una formazione imprevedibile come lo è questo girone C, pieno di risultati inaspettati. Il Vicenza (prossimo avversario delle gialloblù, ndr)? Andremo a caccia di conferme: le biancorosse ci hanno sempre dato filo da torcere e non bisogna sottovalutare l’impegno. Abbiamo vinto una partita, è vero, però occorre rimanere concentrate e scendere in campo con la stessa cattiveria agonistica di domenica scorsa».
Contro l’Unterland Damen ha il siglato il terzo gol in carriera in B e con la prima squadra: il podio di Francesca?
«Sul gradino più alto colloco proprio quest’ultimo, per bellezza e importanza. In più, è la prima volta che segno su punizione e ne sono particolarmente orgogliosa. Per la seconda posizione, invece, scelgo l’incornata della passata stagione su calcio d’angolo contro la Bocconi Milano: era da tempo che cercavo di segnare e, dopo pali, traverse e occasioni mancate, ce l’ho fatta. Per ultimo, nonostante abbia rappresentato il primo gol in B e con la prima squadra, metto il tiro vincente, sempre dagli sviluppi di un corner, contro l’Azzurra San Bartolomeo: lì mi sono trovata in una mischia e sono stata brava a calciare con determinazione».
Ha eguagliato il suo record di reti realizzate in un solo campionato. L’obiettivo, ora, qual è?
«Farne almeno un altro. Mi piacerebbe segnare nei derby contro il Fimauto Valpolicella e la Pro San Bonifacio. In che modo? Di testa, da classico difensore centrale quale sono. La mia natura è quella (sorride, ndr)».

Matteo Sambugaro

Foto: Graziano Zanetti Photography