543 Playstation Slim, 5.000 katana, la 130 R e 60 cittadini giapponesi ci aiutano a spiegare l’impegno dei freni sul circuito malese.

L’impegno dei freni delle Formula 1 sul circuito di Suzuka ai raggi X

Dal 7 al 9 ottobre il circuito di Suzuka International Racing Course ospita il 17° appuntamento del Mondiale 2016 di Formula 1.
Situato a 150 km da Osaka, nella omonima città inserita nella prefettura di Mie, è stato voluto da Soichiro Honda. Inaugurato nel 1962, è diventato il primo circuito giapponese a soddisfare gli standard internazionali, ma ospita la Formula 1 solo dal 1987. Nel 2003 la pista è stata modificata in un paio di punti, che le hanno fatto perdere una cinquantina di metri. Anche a Suzuka, come in tutti i tracciati molto “guidati”, i curvoni veloci (su tutti la leggendaria curva 130R, che le monoposto affrontano con il gas completamente aperto) determinano frenate poco impegnative. Infatti, le monoposto sostengono solo una frenata particolarmente brusca.
Secondo i tecnici Brembo, che hanno classificato le 21 piste del Mondiale usando una scala da 1 a 10, il circuito di Suzuka rientra nella categoria dei circuiti poco impegnativi per i freni. La pista giapponese si è meritata un indice di difficoltà di 4, identico al valore ottenuto da Spa-Francorchamps e superiore solo a Silverstone e Interlagos.

L’impegno dei freni durante il GP
I 5.807 metri della pista si snodano su 18 curve a cui corrispondono però solo 11 frenate, perché il raggio e l’ampiezza di alcuni punti (principalmente la 130R, la curva S e la curva Dunlop) non richiedono il ricorso ai freni. Di conseguenza, il tempo speso in frenata ammonta solo all’11 per cento della durata complessiva della gara (poco più di 10 secondi per giro), il valore più basso del Mondiale insieme a quello di Silverstone.
È record stagionale negativo, invece, l’energia dissipata in frenata durante l’intero GP da ciascuna monoposto: 81 kWh, poco più di un terzo dell’analogo valore fatto segnare dall’Albert Park Circuit di Melbourne. Gli 81 kWh corrispondono al consumo medio di energia di 60 cittadini giapponesi durante la gara.
La decelerazione media, di soli 2,8 g, figura tra le 3 più basse della stagione insieme alle piste di Monaco e di Città del Messico. Dalla partenza alla bandiera a scacchi ciascun pilota esercita un carico totale sul pedale di 55 tonnellate, equivalenti al peso di 5.000 katana.

Le frenate più impegnative
Delle 11 frenate del Suzuka International Racing Course nessuna è classificata dai tecnici Brembo come impegnativa per i freni, 5 sono di media difficoltà e 6 sono light.
La più impegnativa in assoluto è la curva 16, perché teatro di una decelerazione da 306 km/h a 85 km/h in soli 1,62 secondi in cui le auto percorrono 144 metri, equivalenti alla lunghezza di 543 Playstation 4 Slim. I piloti esercitano un carico sul pedale del freno di 145 kg ed affrontano una decelerazione di 4,1 g.
Un valore superiore in termini di decelerazione si registra alla prima curva (4,3 g), perché maggiore è anche la velocità a cui arrivano le auto, 318 km/h. Per scendere a 117 km/h hanno bisogno di soli 81 metri, equivalenti a poco più di 3 carrozze del treno Shinkansen, e di 1,08 secondi.
Alle curve 4, 17 e 18 invece lo spazio di frenata è limitato a soli 18 metri: pochissimo considerando che alla curva 4 le auto passano da 229 km/h a 185 km/h in 68 centesimi di secondo.

Vittorie Brembo
Le monoposto con freni Brembo hanno vinto 18 delle 31 edizioni del GP del Giappone a cui hanno preso parte. Ben 7 di questi successi li ha conquistati la Ferrari, che però nella prima edizione, nel 1976 al Fuji, perse il Campionato del Mondo Piloti che sembrava già vinto. Cinque delle vittorie ferrariste sono firmate da Michael Schumacher; mentre Sebastian Vettel ha vinto 4 delle ultime 6 edizioni con la Red Bull.

Ufficio Stampa