VIA ALLA 41ª RYDER CUP ALL’HAZELTINE NATIONAL GC IN MINNESOTA
Nella prima giornata due sessioni di doppio: quattro match foursome e quattro fourball

Inizia sul percorso dell’Hazeltine National GC, a Chaska nel Minnesota, la 41ª edizione della Ryder Cup (30-settembre-2 ottobre) la sfida tra l’Europa, che proverà a cogliere il quarto successo consecutivo, e gli Stati Uniti, che dovranno interrompere la serie negativa di tre rovesci, quasi a furor di popolo.
Si parte con l’assegnazione dei primi otto punti, quattro nei foursome del mattino e altrettanti nel fourball del pomeriggio, in un clima che sarà sicuramente caldo e in condizioni che sembrano favorire gli americani. Il campo piuttosto difficile è più vicino alle loro caratteristiche; la squadra ha i dodici componenti entro i primi 31 del world ranking contro i sei degli  europei, con gli altri che sono tra i 42° e il 50° posto escluso Chris Wood (32°). Inoltre, i continentali hanno sei debuttanti, sia pure alcuni di lusso, che potrebbero pesare sul rendimento del team e il pubblico ha già comunicato a lanciare il grido di battaglia “U-S-A” da oltre un mese. Durante i quattro Playoffs che hanno assegnato la FedEx Cup, lo hanno intonato ogni volta che un giocatore statunitense si è trovato a competere contro uno europeo. Infine la grinta, la voglia di rivincita degli americani spinti dall’intera nazione e forse anche il bruciore, in particolare della sconfitta al Medinah GC (2012), il precedente match giocato in casa, quanto, capitano lo stesso Davis Love III, furono travolti nei singoli che avevano iniziato in vantaggio per 10-6.
Il capitano statunitense è rimasto soddisfatto dell’ultimo allenamento: “Ho cambiato gli orari di gioco per poter lavorare in serenità con meno pubblico, ma poi ci hanno trovati lo stesso. Tutti hanno mostrato massima concentrazione, hanno colpito bene la palla e si sono mossi in campo nel modo giusto. Merito loro, ma anche di tutto lo staff che li sta seguendo. Era l’ultimo allenamento vero, perché con la Cerimonia d’apertura e con gli obblighi verso i media si potrà fare poco alla vigilia”. In sostanza grande fiducia, come ne aveva dimostrata il capitato europeo Darren Clarke il giorno prima.
Come era prevedibile nell’Upper Midland fa freddo e il percorso si presta molto a rendere arduo il compito europeo. Anche a dispetto delle dichiarazioni che spargono serenità, il clima di tensione è evidente. L’Europa aspira, come detto, al quarto successo di fila, e sarebbe un record perché non è mai andata oltre i tre. Probabilmente rimarrà inarrivabile la sequenza di 13 vittorie consecutive a stelle e strisce (1959-1993), ma era un’altra Ryder Cup. Nell’era “moderna” iniziata nel 1979 la massina sequenza è proprio di tre, ottenuta tre volte dall’Europa e una dagli USA.
Sul campo e attorno ad esso è prevedibile che etichetta e fair play saranno degli optional occasionali, ma è certo che non si ricorrerà più, come nel 1949 al Ganton GC in Inghilterra, al trucco dell’americano Ben Hogan, capitano costretto in quel momento su una sedia a rotelle convalescente dopo il pauroso incidente automobilistico che ne frenò la carriera. Con i suoi in svantaggio per 3-1 prese pretesto che le scanalature dei bastoni degli avversari erano irregolari e pretese che fossero esaminati in piena notte. Non fu trovato nulla di anormale, ma i padroni di casa si innervosirono a tal punto da favorire l’insperata rimonta statunitense (7-5). 

Le squadre – Gli Stati Uniti, guidati da Davis Love III, schierano: Dustin Johnson, Jordan Spieth, Phil Mickelson, Patrick Reed, Jimmy Walker, Brooks Koepka, Brandt Snedeker, Zach Johnson, Rickie Fowler, J.B. Holmes, Matt Kuchar e Ryan Moore, gli ultimi quattro beneficiari di una wild card. Vice capitani Tiger Woods, Bubba Watson, Jim Furyk, Tom Lehman e Steve Stricker.
L’Europa, diretta dal nordirlandese Darren Clarke, di affida agli inglesi Danny Willett, campione Masters, Justin Rose, oro olimpico, Chris Wood, Andy Sullivan e Matthew Fitzpatrick, al nordirlandese Rory McIlroy, allo svedese Henrik Stenson, agli spagnoli Sergio Garcia e Rafael Cabrera Bello e ai tre scelti con wild card, il tedesco Martin Kaymer, l’inglese Lee Westwood e il belga Thomas Pieters, Vice capitani: Thomas Bjorn, Padraig Harrington, Paul Lawrie, Ian Poulter e Sam Torrance

La formula – Il torneo si svolge con formula match play. Nelle prime due giornate si disputano due sessioni di quattro incontri di doppio, foursome al mattino e fourball nel pomeriggio, poi il gran finale con dodici singoli. Si assegna un punto per ogni match vinto e mezzo punto per la parità. In palio 28 punti. In caso di pareggio nel conto finale la Ryder Cup rimarrà all’Europa quale defender.
L’attuale formula è in vigore dal 1979, anno della svolta per la Ryder Cup. Poiché gli statunitensi esercitavano sulla selezione costituita solo da giocatori britannici una costante superiorità (18 vittorie e un pari da detentori contro tre sconfitte nelle prime 22 sfide) con un calo di interesse per la manifestazione da parte di sponsor, TV e spettatori, i responsabili europei decisero di aprire le porte anche ai giocatori del continente. Da quel momento le cose sono cambiate e il bilancio è di 10 vittorie e un pari da detentori per l’Europa contro sette successi USA.

L’album dei ricordi – La Ryder Cup, che nel 2022 è stata assegnata all’Italia e si disputerà a Roma sul percorso del Marco Simone Golf & Country Club,  è nata ufficialmente nel 1927, ma ad ispirarla furono due incontri non ufficiali tra giocatori britannici e statunitensi, il primo nel 1921 a Gleneagles. Tra i partecipanti c’era l’americano Walter Hagen, uno dei più forti professionisti dell’epoca, che rimase affascinato dall’evento e fece in modo che si ripetesse nel 1926 a Wentworth, la settimana prima dell’Open Championship. Nel team britannico, che s’impose come a Gleneagles, c’era Abe Mitchell, maestro del ricco commerciante Samuel Ryder, il quale lo sosteneva nella sua attività. Il fatto più importante accadde alla fine del match, in club house, quando Walter Hagen si incontrò con Ryder e Mitchell. Dopo una lunga discussione e analizzato ogni dettaglio, fu varata la sfida. Decisiva la promessa di Samuel Ryder: avrebbe messo in palio un trofeo in oro massiccio. Qualcuno si chiederà quale sia stata l’importanza del ruolo svolto da Mitchell, a parte i consigli dati nell’occasione, essendo il suo nome rimasto legato a filo doppio alla Ryder Cup. Nella coppa dalle linee piuttosto sobrie che Ryder fece approntare, sul coperchio c’è un golfista per la cui realizzazione ci si ispirò allo stance di Mitchell, il quale fu molto fiero della scelta. Il trofeo costò 250 sterline dell’epoca.

Ufficio stampa
foto scaccini