GOLF –  L’INGLESE DANNY WILLETT HA VINTO L’80° MASTERS TOURNAMENT
Incredibile crollo di Jordan Spieth avanti di cinque colpi a nove buche dal termine
Nella giornata finale sono state realizzate tre “hole in one”

L’inglese Danny Willett ha vinto con 283 colpi (70 74 72 67, -5) l’80ª edizione del Masters Tournament, primo major stagionale disputato sul percorso dell’Augusta National GC (par 72) ad Augusta in Georgia. In un giro finale che sarà ricordato a lungo, tra un continuo susseguirsi di emozioni e sorprese, il 28enne di Sheffield ha superato il connazionale Lee Westwood e Jordan Spieth (286, -2), numero due mondiale e campione uscente, che era leader con cinque colpi di vantaggio a nove buche dal termine. E’ stato anche il festival dei giocatori inglesi che sono terminati in cinque tra i primi dieci con Paul Casey quarto con 287 (-1), insieme a J.B. Holmes e a Dustin Johnson, con Matthew Fitzpatrick, settimo con 288 (par) alla pari con il danese Soren Kjeldsen e con il giapponese Hideki Matsuyama e infine con Justin Rose, decimo con 289 (+1) affiancato da altri due grandi sconfitti, oltre a Spieth, l’australiano Jason Day, leader del world ranking, e il nordirlandese Rory McIlroy, numero tre.
Ad incrementare le emozioni anche tre “buche in uno”, tutte realizzate alla 16ª (par 3, yards 181) nell’arco di un paio d’ore, dal sudafricano Louis Oosthuizen (15° con 291, +3), dall’irlandese Shane Lowry, 39° con 298 (+10), e da Davis Love III, capitano della squadra statunitense di Ryder Cup, 42° con 299 (+11). Singolare il modo in cui ha firmato l’ace Oosthuizen, la cui pallina ha urtato contro quella tirata in precedenza da J.B. Holmes, deviando e finendo a bersaglio.
In un major, dove conta realmente solo conquistare il titolo, forse gli unici che sono rimasti soddisfatti della posizione occupata sono stati due dilettanti: Bryson DeChambeau, a segno nell’US Amateur, 21° con 293 (+5), premiato con la medaglia, e il francese Romain Langasque, 39° con 298, che ha offerto un bel 68 (-4) a chiudere. E merita un grande elogio il campione tedesco Bernhard Langer, che ha iniziato il giro finale in terza posizione e in contesa per il titolo, salvo poi a pagare tributo ai suoi 58 anni scendendo fino alla 24ª con 294 (+6), stesso score dello svedese Henrik Stenson.
Da aggiungere alla lista dei delusi lo spagnolo Sergio Garcia, 34° con 296 (+8), Bubba Watson, 37° con 297 (+9), l’australiano Adam Scott, 42° con 299, Patrick Reed, l’inglese Ian Poulter e il tedesco Martin Kaymer, 49.i con 300 (+12), Keegan Bradley, 52° con 301 (+13),  e il thailandese Thongchai Jaidee, 57° e ultimo con 307 (+19).
E’ andata anche peggio a coloro che sono usciti al taglio, caduto a 150 (+6): Phil Mickelson, 58° con 151 (+7), Zach Johnson e il sudafricano Charl Schwartzel, 63.i con 152 (+8), Rickie Fowler, Jason Dufner, il sudafricano Ernie Els, il nordirlandese Graeme McDowell e il fijiano Vijay Singh, 69.i con 153 (+9).
Jordan Spieth, come detto, a nove buche dal termine sembrava aver messo al sicuro il secondo Masters consecutivo  non solo dall’alto dei cinque colpi di margine su Willett, ma anche per i sette giri di fila tutti al vertice, compresi i quattro del 2015. Peraltro quello che appariva come un pieno controllo era stato anche avallato dai quattro birdie consecutivi, dalla sesta alla nona buca, dopo il birdie e il bogey d’apertura, per un parziale di 32 (-4). Nel frattempo Willett si era portato in seconda posizione con due birdie e Dustin Johnson aveva cominciato a sprecare colpi sul green in quantità industriale, pur mantenendosi a galla (-1) rimediando a un doppio bogey con tre birdie.
In tre buche, però, quello che sembrava il Masters trionfale di Spieth si trasformava in un incubo. Bogey alla 10ª, bogey alla 11ª e palla in acqua alla 12ª (par 3), la seconda delle tre buche conosciute come “Amen Corner”, ancora una volta rivelatesi decisive. Poteva rimanere lo stesso in gioco Spieth, ma incredibilmente mandava ancora la palla nel lago, poi la tirava troppo lunga e quando è andato a fare i conti ha assommato un “sette” che l’ha relegato al quarto posto con un “meno 1” proprio mentre Willett, che era avanti, infilava alla 14ª il secondo di due birdie consecutivi (totale di -4).
“Sapevo – ha detto poi Spieth – di avere un vantaggio di cinque colpi, quindi ho pensato che il par sarebbe stato un risultato sufficiente sulle buche successive per vincere e forse questo è stato l’errore più grave. Non ho avuto contraccolpi dai due bogey alla 10ª e alla 11ª, perché in fondo non mi avevano prodotto danni gravi e sono arrivato alla 12ª forse un po’ troppo rilassato. Non ho fatto quel respiro profondo che sarebbe stato necessario, non mi sono concentrato nel modo giusto sulla linea che dovevo dare alla palla e l’ho pagata cara”.
Nel frattempo rinveniva anche Lee Westwood, che si metteva in condizioni di vincere finalmente il primo major, valore aggiunto ad una grande carriera, con un eagle alla 15ª, ma alla 16ª sbagliava tutto e il bogey (69, -3 con un eagle, quattro birdie, tre bogey) gli toglieva ogni chance soprattutto perché si abbinava al quinto birdie di Willett (67, -5 con cinque birdie), che in pratica ipotecava il titolo.
Dustin Johnson confermava di non essere in grado di gestirsi nell’ultimo giro di un major e si arrendeva alla buca 17 con un doppio bogey (71, -1 con cinque birdie e due doppi bogey). Non mollava invece Spieth, che con birdie alla 13ª e alla 15ª riproponeva la sua candidatura, ma alla 16ª mancava il putt che l’avrebbe portato a un colpo dal Willett e alla 17 ª con un bogey (73, +1) condivideva il secondo posto con Westwood.
In club house Danny Willett, che aveva seguito le ultime buche davanti alla TV, poteva dare finalmente dare sfogo alla sua gioia dopo aver riportato il trofeo in Europa a 17 anni dal successo dello spagnolo José Maria Olazabal (1999), mentre l’ultimo inglese a imporsi era stato Nick Faldo, al terzo titolo nel 1996 dopo quelli del 1989 e del 1990.
“Quanto mi sta accadendo – ha dichiarato il vincitore in sala stampa – è qualcosa di pazzesco, di surreale. Non riesco a descrivere le mie emozioni. Vincere un torneo è sempre un evento particolare, ma indossare la ‘giacca verde’ è qualcosa di eccezionale. E’ stata un’ottima settimana in cui ho sempre mantenuto un buon controllo mentale e nervoso. Non pensavo che il 67 finale potesse essere sufficiente, ma in realtà le cose sono cambiate così rapidamente che non mi sono quasi reso conto di quanto stava avvenendo. E’ fantastico essere il primo giocatore europeo a conquistare il Masters dopo tanti anni e soprattutto a seguire nell’albo d’oro un grandissimo connazionale quale è stato Nick Faldo”.
Danny Willett, al secondo Masters (38° nel 2015), ha siglato quattro titoli nell’European Tour dove lo scorso anno si è classificato secondo nell’ordine di merito alle spalle di Rory McIlroy. Ha ricevuto un assegno di 1.800.000 dollari su un montepremi di 10.000.000 di dollari, che sono ben poca cosa rispetto a quanto gli renderà il successo d’ora in avanti sotto tutti gli aspetti, ed è salito al nono posto nel World ranking.

SYMETRA TOUR: FLORIDA’S NATURAL CLASSIC ALLA CANADESE SAMANTHA RICHDALE, OUT AL TAGLIO SILVIA CAVALLERI – La canadese Samantha Richdale si è imposta con 209 colpi (68 72 69, -7) nel Florida’s Natural Charity Classic, torneo del Symetra Tour – il secondo circuito femminile statunitense – svoltosi sul percorso del Lake Wales Country Club (par 72), a Lake Wales in Florida. E’ uscita al taglio Silvia Cavalleri, al debutto stagionale, 92ª con 152 colpi (73 79, +8).
La Richdale ha superato nelle ultime battute la 15enne dilettante taiwanese Ya-Chun Chang, leader dopo un giro e terminata al secondo posto con 210 (-6) insieme alla svedese Madelene Sagstrom. Al terzo con 212 (-4) Dana Finkelstein, la canadese Rebecca Lee-Bentham e la giapponese Kana Nagai e al settimo con 213 (-3) la danese Therese O’Hara. Alla vincitrice sono andati 26.250 dollari su un montepremi di 175.000 dollari.