FABIO DI RIENZO SQUALIFICATO PER SEI GIORNATE.

IL TECNICO NON CI STA: “ LA SQUALIFICA E’ ECCESSIVA E INGIUSTA. NON HO MAI PRONUNCIATO ESPRESSIONI BLASFEME”
Nell’ultima gara  disputata al Lancellotta dalla formazione juniores dell’Isernia  contro l’Olympia Agnonese, l’allenatore Fabio Di Rienzo è stato espulso e ha dovuto subire la mano pesante del giudice sportivo che gli ha comminato sei giornate di squalifica. Come si legge testualmente nel comunicato ufficiale che è stato pubblicato ieri dal Dipartimento Interregionale della Lega Nazionale Dilettanti, il giovane allenatore isernino è stato allontanato “per aver rivolto espressione offensiva accompagnata da espressione blasfema all’indirizzo di un assistente arbitrale. Alla notifica del provvedimento disciplinare il medesimo tardava l’uscita dal terreno di gioco e si allontanava alzando la recinzione e strisciando sotto di essa raggiungendo la tribuna. Per avere inoltre, nel corso della gara  dopo essere stato allontanato, rivolto espressioni insultanti all’indirizzo della terna per tutta la durata del secondo tempo. Al termine della gara rientrava sul terreno di gioco determinando un clima di tensione tra i calciatori”. 
Fabio Di Rienzo mastica amaro per la squalifica, considerata eccessiva, ma soprattutto ingiusta e in un comunicato scritto di proprio pugno dà la sua versione dei fatti spiegando in maniera dettagliata cosa è accaduto nella partita di sabato scorso e soprattutto specificando di non aver mai pronunciato frasi blasfeme.
“Questa decisione  mi lascia sconcertato e allibito-dichiara il giovane trainer- Non posso accettare tante falsità tutte insieme perché non voglio che la mia immagine di uomo e di allenatore venga macchiata  da azioni che non ho mai commesso. A tutela della mia immagine voglio raccontare quello che è successo sabato scorso durante il derby Isernia -Agnone, gara valida per la nona giornata del campionato nazionale juniores. Intorno al 35’ del primo tempo , dopo un normale fallo di gioco, ci veniva inflitta la terza ammonizione dubbia della gara e sulla quale dirigenti e massaggiatori seduti in panchina esprimevano il loro disappunto.  Ciononostante invitavo i  miei collaboratori a  mantenere la calma per evitare sanzioni disciplinari, ma nel frattempo  il direttore di gara si recava dal suo assistente che gli comunicava di allontanarmi. A nulla sono servite le proteste del mio dirigente accompagnatore che ammetteva le sue responsabilità dichiarando la mia estraneità ai fatti.  Il direttore di gara, invece, restava fermo sulle sue posizioni e mi intimava di abbandonare il rettangolo di gioco. Ho accettato la decisione e senza offendere nessuno sono uscito dal campo per recarmi in tribuna dall’unico passaggio disponibile, ossia  passando sotto la rete di recinzione. Tutto questo è durato pochi secondi, come chiaramente si evince dalle immagini della gara che possono essere visionate. Non ho ritardato la mia uscita dal campo come ha falsamente dichiarato il direttore di gara. Le immagini della partita se attentamente visionate lo confermano visto che mentre uscivo dal campo il direttore di gara non guardava nella mia direzione. Nella ripresa l’arbitro, dopo aver espulso due giocatori in campo e uno in panchina, allontanava dal rettangolo di gioco altri due dirigenti dell’Isernia Fc.  Purtroppo devo ammettere che nella seconda frazione di gioco gli animi si sono surriscaldati e il direttore di gara e gli assistenti sono stati insultati di continuo, ma non da me. In tribuna erano presenti centinaia di persone che lo possono confermare . Ho urlato per  45 minuti, ma solo per aiutare la mia squadra rimasta in 9 uomini e sotto di una rete. Ci tengo a precisare che  non ho mai pronunciato frasi offensive all’indirizzo del direttore di gara e dei suoi assistenti. Mi sono soltanto permesso di dire all’assistente: “Hai visto cosa hai combinato? Se io fossi rimasto in panchina, gli animi non si sarebbero surriscaldati e tutto questo non sarebbe accaduto”. Nei minuti finali i miei ragazzi sono riusciti a pareggiare e addirittura ad aggiudicarsi il match all’ultimo secondo. Quando sono iniziati i festeggiamenti alcuni dirigenti e giocatori della squadra avversaria hanno iniziato a discutere con alcuni dei nostri giocatori ed è stato solo in quel momento che, forse sbagliando, ho deciso di rientrare in campo  per sedare gli animi. Ma successivamente per evitare qualsiasi problema ho fatto rientrare i miei ragazzi negli spogliatoi. Cio’ che piu’ mi sta a cuore e che tengo a precisare  perché offende la mia dignità di uomo è che NON HO MAI PRONUNCIATO ESPRESSIONI BLASFEME. Credo che la bestemmia sia l’espressione più sgradevole che un essere umano possa usare. In passato ho addirittura portato avanti con tanta fatica una battaglia affinché sui campi di calcio si applicasse il regolamento che prevede l’espulsione per bestemmia. Il mio regolamento interno prevede addirittura  l’esclusione dalla gara successiva in caso di bestemmia durante una seduta di allenamento oppure durante una partita.  Non appartengono al mio linguaggio le frasi blasfeme. Essere accusato di qualcosa che non ho mai detto, offende la mia dignità di uomo e  la mia immagine di allenatore. Sono convinto che educazione e rispetto siano alla base del calcio. I ragazzi che alleno, i loro genitori e chi mi conosce bene lo sa. Passare per quello che non sono fa male.  Se praticare lo sport più bello del mondo deve essere causa di una caduta di stile e di valori preferisco smettere subito. Alleno la squadra della mia città, porto sul petto lo stemma che per me vale più di tutto e tutti, non sarei mai capace di infangare l’immagine di un intera città che amo e porto nel cuore.  Sabato è stata  una partita accesa, come è giusto che sia un derby, ma ribadisco che non ho mai pronunciato frasi blasfeme , non sono rientrato in campo per determinare un clima di tensione, non ho ritardato la mia uscita dal campo, l’unica colpa che ho è quella di essere entrato a fine gara sul campo da gioco e chiedo scusa per questo.  Non sarò l’allenatore piu’ bravo del mondo, ma di sicuro ho dei valori che nessuno puo’ mettere in discussione. Sono stato educato ad assumermi le mie responsabilità, ma non consento a nessuno di farmi passare per ciò che non sono”.  

L’Ufficio Stampa