Anni di sacrifici, di investimenti, di battaglie per migliorarsi e migliorare il calcio femminile italiano da parte dei Presidenti, da parte delle società, dei loro mister e staff tecnici; poi di colpo arriva la dichiarazione del Commissario Tecnico della Nazionale, che, come San Paolo, folgorato sulla via di Damasco (nel nostro caso lo Stadio Dino Manuzzi di Cesena) trova la soluzione e il rimedio che da anni tutti gli addetti del calcio femminile stavano cercando per alzare il livello tecnico delle nostre calciatrici e dei relativi campionati. La soluzione, per chi non avesse ascoltato sabato nel post Italia Svizzera (0 a 3 per le elvetiche) le dichiarazioni del nostro C.T., è il classico uovo di colombo: suggerire alle nostre giocatrici di “andare a giocare all’estero dove si possono trovare staff tecnici all’altezza”.
Una soluzione, quella indicata dal CT della Nazionale, che la dice lunga sulla tanto decantata collaborazione tra Nazionale e Società.
Ma la riflessione, cui invito tutti a condividere, è per quanto tempo ancora dovremo sopportare queste umiliazioni da persone che, con tutto il rispetto per la loro carriera da giocatori, possono presentare un curriculum come allenatori a dir poco “imbarazzante” in cui hanno collezionato solo una serie di esoneri e che la federazione, per riconoscenza per i loro meriti sportivi e disperazione per le dimostrate incapacità, non trova di meglio se non parcheggiarli sulla panchina della Nazionale di calcio femminile?
Forse mister Cabrini dovrebbe per primo dare l’esempio, fare corsi d’aggiornamento all’estero e magari acquisire quel bagaglio d’esperienza e capacità professionali che il ruolo di Commissario Tecnico oggi richiede.
Perché come per tutte le formule della vita, non basta essere un buon musicista per diventare un buon direttore d’orchestra, lo stesso vale anche nelle professioni.
Cabrini è stato un vero campione come giocatore, ma purtroppo come allenatore non è all’altezza e non parlo solo del’ l’aspetto tecnico, ma anche dell’approccio umano. Non si è, ad oggi, mai assunto le responsabilità per le mancate vittorie, preferendo puntare il dito sull’incapacità delle proprie giocatrici e sull’intero calcio femminile Italiano.
Francamente siamo stanchi di questa situazione, chiedo personalmente ed invito tanti altri a supportare la richiesta di dimissioni da parte del C.T. Cabrini.
Se davvero vogliamo che il calcio femminile italiano faccia il salto di qualità che tutti aspettiamo da anni, dobbiamo pretendere investimenti e programmazioni a livello federale. E’ inutile continuare a fare proclami e promesse che puntualmente vengono disattese dai fatti. Dobbiamo avere il coraggio di girare pagina e perché non iniziare dal CT della nazionale? Dobbiamo pretendere che la nostra Nazionale sia affidata finalmente ad un CT che veramente conosca il calcio femminile e che abbia le qualità per allenare e non consegnarla a personaggi più o meno famosi che seppur blasonati vengono parcheggiati sulla panchina della nazionale femminile.
Cabrini è stato offensivo verso noi Presidenti e verso i tecnici e gli staff che operano nelle nostre società con le sue deliranti dichiarazioni.
Mi piacerebbe credere che Cabrini avesse almeno il buon senso di scusarsi e dimettersi, ma viste le sue dichiarazioni non mi aspetto nulla, anzi, temo non si sia nemmeno reso conto della gravità delle sue affermazioni, che tanto discredito gettano su tutti noi.
Solo la solita desolazione che da anni accompagna il calcio femminile in Italia lasciato in balia di persone e responsabili che sin qui hanno dimostrato la loro incapacità e mancanza di volontà di migliorare il nostro Sport.
E Cabrini, oggi, è l’emblema per eccellenza di questa desolazione! Brescia, lì 27/10/2015