Ricerca Indire conferma impatto positivo Dati incoraggianti su dispersione, inserimento lavorativo e iscrizioni all’Università nello studio presentato a Firenze al primo “Forum sulla scuola del futuro”
L’Istituto Nazionale di Documentazione, Innovazione e Ricerca Educative (Indire) ha presentato oggi a Firenze i risultati inediti di un’ampia ricerca scientifica sull’impatto della tecnologia nella didattica. Il Presidente dell’Istituto, Giovanni Biondi, ha illustrato i dati dello studio nell’intervento di apertura di “Avanguardie dell’Innovazione – Primo Forum Indire sulla Scuola del Futuro”. «Dall’esperienza di ricerca del nostro Istituto – ha dichiarato Biondi – emergeva come soltanto nelle scuole dove l’utilizzo della tecnologia era diffuso in modo capillare e le ICT erano utilizzate per una trasformazione radicale della didattica sembravano emergere risultati rilevanti. Per verificare questa ipotesi è stata avviata la ricerca che viene oggi presentata: non c’è nessuna soluzione tecnologica in grado di trasformare la scuola, ma il passaggio da un ambiente di insegnamento a un ambiente di apprendimento può avvenire grazie alle opportunità offerte dai linguaggi digitali. La ricerca offre spunti di riflessione che saranno approfonditi da altre iniziative che l’Istituto sta progettando».
Nella ricerca sono stati analizzati 9 Licei, 8 Istituti tecnici e 2 Istituti professionali, per un totale di
14.152 studenti, con una media di circa 22 studenti per classe, e 1.273 docenti. Le scuole coinvolte, tutte secondarie di secondo grado, hanno un numero di dotazioni tecnologiche pari o superiore all’80% degli studenti e fanno un uso didattico quotidiano di computer portatili o altri device mobili.
Rispetto alla dispersione scolastica, i tassi di abbandono nelle scuole oggetto di indagine si attestano tra lo 0% e l’8% e quasi tutti gli istituti considerati, tranne tre casi, presentano complessivamente valori inferiori rispetto alle province di appartenenza. Un dato, questo, nettamente al di sotto della media italiana e di quella europea (17,6% UE vs 12,7% in Italia nel 2012) e dell’obiettivo fissato per il 2020 del 15-16% italiano o del 10% europeo. Anche il tasso di assenza degli studenti in queste scuole è inferiore al tasso medio delle province di riferimento e mediamente anche gli insegnanti di queste scuole hanno una percentuale di coinvolgimento nella formazione molto più alto.
Un altro aspetto interessante riguarda i risultati degli studenti in italiano e matematica. In tali materie, quasi tutti gli istituti dell’indagine ottengono risultati superiori, se confrontati con le scuole del medesimo ordine che hanno lo stesso livello socio-economico o con studenti che appartengono allo stesso bacino di utenza. Gli stessi istituti si contraddistinguono per le percentuali molto alte, rispetto alle medie provinciali di riferimento, di studenti che si immatricolano all’Università al termine del percorso formativo: tranne in un caso, i tassi si situano tra il 60% e il 90%, a fronte del 50% a livello provinciale.
Un impatto positivo si riscontra anche nell’inserimento nel mondo del lavoro degli studenti all’uscita dei tecnici e dei professionali: ad eccezione di due casi, le percentuali delle scuole oggetto di indagine vanno dal 38% al 70%, mentre le medie provinciali si attestano intorno al 40%.