Alle 9.15 sono già tutti lì. Nella zona antistante il PalaPoli fervono i preparativi. Sono circa un centinaio di “pazzi”, armati di tamburi e trombe, vestiti rigidamente in biancorosso. La loro attesa è febbrile, la voglia di partire in direzione Latina troppo grande per accettare supinamente lo scorrere dei minuti. Ognuno ha con sé uno zainetto, qualche panino e pezzo di focaccia. Ma mica solo quelli. L’input è “esagerare”. I molfettesi peraltro sono così. Quando li conquisti, non c’è limite che tenga: ti restituiscono la passione con gli interessi. Pezzi di cuore? Meglio il cuore intero.

Ecco quindi le classiche “tielle”,ovvero tegami che contengono bontà di ogni tipo. Trovi pizza rustica e gateau di patate, insalata di riso e crostate. C’è chi porta yo-yo, classici pan di spagna imbevuti di whisky e cioccolato. Fatti rigorosamente in casa, ovvio. Gli applausi scrosciano per il vino, per il limoncello, per il prosecco.

L’agenda prevede circa 5 ore di pullman. Non è poco, in teoria. Ma le ore volano veloci, tra sfottò e cori. Il viaggio è un’avventura condivisa, è l’occasione per conoscersi all’insegna del tifo e di una pacca sulla spalla. Si arriva nei pressi di Avellino, ci si ferma una prima volta in autogrill. Giusto il tempo di un caffè e via. Bisogna fare in fretta, infatti. L’obiettivo è arrivare almeno un’ora prima dell’inizio della partita. Il fischio d’inizio è fissato alle 17, piuttosto che alle canoniche 18, per via della diretta Rai. Ma i “Fedelissimi”, questo gruppo di scalmanati che ogni santo giorno si fanno in quattro per regalare coreografie ed emozioni, mettono nel mirino la lancetta sul numero 4. Alle 16 infatti occorre essere lì, al PalaBianchini.

Si riparte presto, insomma. Nel tragitto prove di nuovi cori (i “test” principali sono per Torres e Sket), si ascolta e riascolta quello che è diventato un video cult, ovvero la telecronaca brasiliana del match contro Trento. La curva delle emozioni sale, un’iperbole che tende per antonomasia all’infinito. E che niente, nemmeno la sosta successiva, all’altezza di Frosinone, può fermare.

In Ciociaria si pranza. Tutto per tutti, come una comunità che si conosce da sempre. Un blocco monolitico. Che fa tutt’uno con i giocatori che, nel frattempo, in quel di Latina, si “riscaldano”, per ora solo mentalmente, in prospettiva di una possibile, nuova impresa.

Anche loro, i giocatori, vero Gruppo. E qui la “g” maiuscola non è un refuso, ma il segno distintivo di una realtà che per diventare grande, si è basata sul principio della mano tesa. Uno a sostegno dell’altro, il bene personale che coincide con quello della squadra. Solo così si fanno i risultati. Solo così si attira l’amore del pubblico. E si esorta un gruppo di famiglie a mettere da parte la parmigiana domenicale, preferendo la “sfacchinata laziale”.

Arrivati a Latina, si prepara la scenografia. L’accoglienza lascia il segno:il saluto dello speaker è caloroso, Molfetta è accolta dal PalaBianchini come un’amica di sempre. Ci si scambiano doni. Biscotti “Di Leo” per i padroni di casa, tipicità del posto per gli ospiti. I tifosi del Latina hanno una maglia che è tutto un programma. “Keepcalm and love volley”. Love volley appunto. Love Molfetta, più nello specifico, per i 100 biancorossi accorsi in Lazio.

Non può che essere così. A prescindere dal risultato, che alla fine sorriderà solo a Latina. I molfettesi applaudono i giocatori, e i giocatori ringraziano di cuore. Certe vittorie, sono vittorie in partenza. È per raccontare queste storie, che si vive di sport. Più che pezzi di cuore, ben più di un giorno di passione.

Si torna a casa, si commenta la partita, la festa continua. La freccia delle emozioni indica già domenica prossima.