Buongiorno, TJ. Come stai? Raccontaci della tua nuova vita a Trapani…

“Sto benissimo. Ho avuto un impatto magnifico con la città. E’ la mia prima esperienza da professionista, per di più all’estero, quindi avevo tanta voglia di affrontarla. Non posso, però, negare che avevo anche qualche incertezza. E invece i compagni e lo staff sono stati fantastici nell’agevolare il mio inserimento. Mi ha sorpreso, inoltre, come il pubblico sia stato vicino alla squadra sin dai primi giorni di allenamento, quando faceva molto caldo: non avevo mai visto una cosa simile e questo mi piace molto. In più il cibo: incredibile! Non faccio altro che raccontare ai miei amici negli USA quanto sia fantastica la cucina che provo qui ogni giorno”.

E noi che temevamo tu potessi soffrire l’impatto e la lontananza da casa…

“Ovviamente gli Stati Uniti mi mancano molto. Dopo tutto, lì ho sempre la mia famiglia, i miei amici e le mie abitudini. Ma l’Italia è una nazione completamente diversa da quanto avevo visto finora ed in questo momento sto apprezzando tutte le novità”.

Dicci un po’ di più di te. Chi è TJ Bray?

“Sono cresciuto a New Berlin, un sobborgo vicino Milwaukee, nel Wisconsin. Ho iniziato a giocare a basket fin da subito: si può quasi dire che avevo la palla a spicchi nella culla. Mio padre è stato il mio primo allenatore ed è tuttora il mio primo tifoso. Ho la fortuna di far parte di una famiglia molto unita, in effetti. Sono stato con loro finché non sono andato al college, a Princeton, dove ho passato gli ultimi quattro anni della mia vita, prima di arrivare qui a Trapani”.

Per l’appunto, hai frequentato una delle università più prestigiose di tutti gli Stati Uniti. Noi questi posti siamo abituati solo a sognarli. Dicci di più: com’è stata la tua esperienza?

“Fantastica. La cosa più bella è come la vita studentesca e quella di giocatore riescano a mescolarsi perfettamente a Princeton. Sono stato completamente e sempre me stesso: ma contemporaneamente ho avuto la fortuna di giocare nel prestigioso torneo NCAA (la fase finale del campionato universitario statunitense, ndr), contro college famosissimi come Duke e Syracuse, viaggiando molto e divertendomi al tempo stesso. Ho imparato molto sia come giocatore che come persona. Penso che non dimenticherò mai questo bellissimo periodo della mia vita”.

A proposito, hai trovato così grandi le differenze tra il basket europeo e quello USA?

“C’è sicuramente uno stile di gioco molto diverso. La differenza più netta riguarda la fisicità: nella pallacanestro americana si usa il corpo in maniera esasperata. E’ la principale chiave di accesso al gioco e risolve i problemi in campo. In un certo senso, la fisicità è la cosa che si cura di più e gli allenamenti sono centrati sull’atletismo. In Europa, invece, per quanto ho potuto apprezzare, si curano di più le abilità tecniche e si cercano soluzioni alternative. Credo che questo nuovo punto di vista possa aiutare molto la mia evoluzione come atleta”.

Parliamo di futuro. Dove ti auguri che la tua evoluzione ti possa condurre? Magari a tornare dall’altra parte dell’oceano?

“Giocare in NBA è sempre stato il mio sogno, fin da bambino. Del resto, è il sogno di quasi tutti i miei coetanei. Ma sono consapevole che già essere diventato professionista è una grande fortuna. Diciamo che anche una lunga carriera in Europa mi renderebbe felice e sono convinto che la mia scelta di giocare a Trapani quest’anno sia stata la migliore”.

Che idea ti sei fatto di questa Pallacanestro Trapani?

“La squadra si sta comportando benissimo. Giorno dopo giorno sentiamo più fiducia e stiamo diventando sempre più un gruppo. Tutti mostrano di divertirsi, di cercarsi, di voler giocare insieme. Credo che abbiamo le possibilità di diventare una squadra che dirà la sua in questo campionato”.

E’ quello che ti auguri?

“Voglio vincere più partite possibile. Sono qui per questo e voglio diventare un giocatore vincente”.

Non immagini, TJ, quanto siamo d’accordo con te.

Ufficio Stampa Pallacanestro Trapani