LA REGIONE VENETO PRESENTA IL PROGETTO. AIT DOLOMITI: ALLA SCOPERTA DELLA VIA DEI PAPI

La Regione Veneto ha presentato oggi (martedì 3 giugno) il progetto per il recupero e la valorizzazione del paesaggio attraverso la sistemazione e la promozione di quattro “Itinerari della fede”, uno dei quali riguarda la montagna bellunese. Ait Dolomiti, l’agenzia di informazione turistica di Confindustria Belluno, già propone un il percorso tra le Dolomiti dei Papi, in quelle montagne che, come diceva Giovanni Paolo II, «suscitano nel cuore il senso dell’infinito, con il desiderio di sollevare la mente verso ciò che è sublime». I Monti Pallidi sono stati non solo meta di preghiera e riposo per Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, ma anche il luogo che ha dato i natali a Gregorio XVI (a Belluno: fu papa dal 1831 al 1846) e a Giovanni Paolo I, “il papa del sorriso” (nacque a Canale d’Agordo e fu papa solo per 33 giorni, nel 1978). E’ stato quindi naturale pensare a un cammino che ripercorresse i luoghi dei Papi dolomitici: la “Via dei Papi”, benedetta oggi dall’assessore regionale Marino Zorzato, con quindici tappe distribuite lungo il corso del fiume Piave e di un suo affluente, il Cordevole. Da Lorenzago di Cadore – meta preferita da Giovanni Paolo II – e da Canale d’Agordo – luogo di nascita di Giovanni Paolo I – due itinerari si congiungono più a sud in Valbelluna, e scendono fino a Feltre, per poi scavallare nel Trevigiano, a Vittorio Veneto.

«Tra tanti cammini di fede esistenti in Europa – racconta l’architetto Gianni Moretta, che ha contribuito a delineare l’itinerario della “Via dei Papi” – perché non pensarne uno per il Bellunese? L’obiettivo è restituire visibilità agli itinerari dei pellegrini che dal nord Europa scendevano a Roma attraverso le Dolomiti. Superate le montagne, che fanno da confine tra Austria e Italia, il cammino proseguiva lungo l’asse del Piave verso Venezia. Da Aquileia si immetteva nella direzione verso Santiago, e infine incrociava la via Francigena, lungo la quale scendeva fino a Roma».

Alle estremità nord e sud della “Via dei Papi” stanno tre delle tappe più significative e suggestive: Lorenzago di Cadore, Canale d’Agordo e il santuario di Vittore e Corona.

Loranzago di Cadore è l’ultimo lembo di Dolomiti Bellunesi prima di sbucare, attraverso il passo della Mauria, nello scenario aguzzo delle Dolomiti Friulane. Venne scelto da Giovanni Paolo II come luogo di vacanza prediletto fin dal 1987; dopo vent’anni ci venne anche Benedetto XVI. L’amore di papa Wojtyła per la montagna era nato in Polonia: sulle Dolomiti egli aveva ritrovato un po’ dei suoi amati monti Tatra. Soggiornava al castello Mirabello, poco lontano dal paese, ma nel corso degli anni esplorò buona parte delle Dolomiti Bellunesi, Marmolada compresa: “Benedetta fatica. Tra questi monti – disse una volta – ci si può riposare stancandosi”. Il CAI ha dedicato a Giovanni Paolo II il sentiero ad anello numero 336, che ripercorre i sentieri dove il Papa passeggiava per meditare e riflettere, nei dintorni di Lorenzago.

Da Canale d’Agordo si abbracciano con lo sguardo alcune delle vette più belle delle Dolomiti Bellunesi: il Civetta, il Pelmo, le Pale di San Martino, la Marmolada. Tra Alleghe e Agordo, Canale è stato per secoli un importante centro minerario – poco lontano, a sud di Agordo, è tuttora possibile visitare le miniere della valle Imperina. Con il ferro di Canale si costruivano le spade per la Repubblica di Venezia. Qui nacquero la prima birreria (nel 1847) e la prima latteria cooperativa (nel 1872) d’Italia. Nel 1912, in una casa che esiste tuttora, nacque il futuro papa Albino Luciani. Da sempre gli abitanti della valle del Biois, dove si trova Canale, hanno manifestato la propria devozione affrescando i muri delle case e costruendo capitelli a scopo votivo: ancora oggi, qui e là, nelle facciate delle abitazioni compare una Madonna con bambino, una Natività, un san Simone: solo nel territorio di Canale sono stati catalogati 31 dipinti murali – la casa delle Regole, in centro al paese, è uno spettacolo. Non a caso la valle del Biois è chiamata anche “la valle dei santi alla finestra”.

Ultima tappa della “Via dei Papi” prima di ritrovarsi nel Trevigiano: poco lontano da Feltre, in fondo alla Valbelluna, c’è un gioiello di arte sacra, il santuario dei santi Vittore e Corona. Un tempo ci si arrivava in ginocchio, risalendo la collina e la lunga scalinata grigia: in cima, stretta e slanciata, la facciata della chiesa. Poco più alto, il campanile. Il santuario venne costruito in soli cinque anni, più di nove secoli fa. Nel tempo, ha attirato pellegrini di ogni paese ed estrazione sociale, oltre a numerosi artisti: l’interno della chiesa è un’opera d’arte eccezionale, uno spettacolo di colori e una fusione di stili e culture diversi. Dagli affreschi di ispirazione giottesca alle influenze orientali del loggiato, fino all’Ultima cena “alla bellunese”, imbandita con gamberi di fiume. Il chiostro del convento di fianco alla chiesa è altrettanto stupefacente: venne costruito alla fine del Quattrocento e decorato nel corso del Seicento con scenette di vita locale e miracoli dei santi. Le lunette illustrate raccontano le storie del rettore di Feltre, miracolato dopo una caduta dalla torre della città, della grandiosa nevicata che salvò il Feltrino dalle mire di Sigismondo d’Austria, del Bresciano salvato dai pirati. Col naso all’insù, termina così in un tripudio di colori la “Via dei Papi” sulle Dolomiti.

AIT Dolomiti

Ufficio Stampa