C’ERA UN PEZZETTO DI RARI NANTES BOGLIASCO

Il ventennale della morte di Ayrton Senna: quel maledetto giorno ad Imola c’era un pezzettino di Rari Nantes Bogliasco. Una ragazza, nella foto si fa fatica a riconoscerla, tuta arancione, capelli corti, vicino al medico. Deborah Biagioli, oggi signora Bettini, moglie dell’allenatore della Rariazzurra, mamma di due bambine, una delle quali a sua volta pallanuotista. E’ stata tra i primi ad accorrere sul luogo dell’incidente.

Debby perché:-“Lavoravo come infermiera al 118 di Bologna, tutti gli anni eravamo impegnati nel GP di San Marino con la competenza del soccorso alla pista ed al pubblico. Riuscivamo ad allestire un vero e proprio ospedale in una struttura che è un autodromo. Il mio ruolo era di essere nel primo equipaggio, l’auto che si occupava del soccorso in pista alla curva Tamburello, dove si è verificato l’incidente in cui è morto Senna”.

 

Il tuo ruolo:-“Infermiera di rianimazione, nell’equipaggio dell’auto definita “veloce”, insieme ad un anestesista e ad un pilota di Formula 3”.

Raccontaci tutto, dall’inizio:-“Quando partiva la gara eravamo già schierati dentro le auto, protetti, in pista, nelle posizioni strategiche dell’autodromo, pronti a partire nel caso ci fosse stato bisogno di un intervento sanitario: tutti coordinati dalla Torre di Controllo”.

Poi cosa è successo:-“Ho visto l’incidente, ero esattamente a 30 metri dal luogo dello schianto ma siamo intervenuti appena abbiamo ricevuto l’autorizzazione: il tempo necessario perché i concorrenti rientrassero ai box. Parliamo di pochi secondi che a me sono sembrati infiniti. Lo vedevo immobile dentro l’auto e non potevo raggiungerlo”.

Avete capito subito che la situazione era grave:-“Si per esperienza. Lavoravo in rianimazione, ambulanza ed elicottero, e quando lo abbiamo estratto dall’abitacolo e gli abbiamo tolto il casco ci siamo resi conto che non era cosciente ma ancora vivo, e riportava un trauma cranico importante. In quei momenti pensi solo a fare il meglio ed il massimo. Eravamo altamente specializzati e preparati per quel genere di soccorso ma soprattutto ci stavamo occupando di Lui, il mito di tutti noi”.

Chi era Ayrton Senna:-“Forse il pilota più forte di tutti i tempi e soprattutto una gran bella persona. Lo conoscevamo in qualità di rappresentante dei piloti: ogni anno veniva programmata una riunione, la sua era una visita istituzionale, insieme controllavamo quanto allestito. Era grande perché umile”.

Torniamo al dramma:-“Lo abbiamo stabilizzato, nel frattempo atterrò l’elicottero per il trasporto all’Ospedale Maggiore dove venne sottoposto ad una serie di esami che hanno evidenziato la gravità delle lesioni”.

E poi:-“E’ arrivata la parte più difficile dal punto di vista emotivo. L’incidente avvenne al settimo giro, il GP ricominciò quindi dovevamo essere pronti per eventuali altri interventi: lo show va avanti. Abbiamo saputo della sua morte quando siamo rientrati”.

Si poteva evitare:-“Vero è che dopo quanto accaduto sono stati presi provvedimenti per migliorare la sicurezza in pista”.

Hai continuato la tua attività:-“Mi sono chiusa in casa per una settimana. Tutti avevano visto, eravamo in mondovisone, non volevo parlare con nessuno se non per condividere le sensazioni con chi quel giorno, in quel momento, era con me. Per noi era sempre stata una festa, quella volta furono giorni terribili. Convinta dai miei coordinatori l’anno seguente ci ritornai, per orgoglio e professionalità, ma è stata dura, avevo paura”.

A distanza di 20 anni quali sensazioni:-“Sembra sia successo ieri. Mi viene il magone, le lacrime agli occhi: si fa fatica ad accettare quando il divertimento, lo sport, si trasformano in tragedia”.

C’era già la pallanuoto nella tua vita:-“No, è arrivata tre anni dopo con le sembianze di Daniele Bettini. Non era previsto ma adesso lo posso dire: è stata una delle cose più belle che sono accadute nella mia vita”.

Ufficio Stampa Rari Nantes Bogliasco