SENSO DI RESPONSABILITA’ E DOVERI FORMATIVI, CONCETTI VINCENTI AL CONVEGNO ”GIUSTIZIA E SPORT” AL TRIBUNALE DI TORINO

Se il convegno ”Giustizia e Sport” all’Aula Magna del Palazzo di Giustizia di Torino si era posto come obiettivo degli organizzatori – Maged (Magistrati Avvocati Europee Giuriste Donne), in collaborazione con l’Assessorato allo Sport – di fornire scenari formativi completi per la pratica agonistica, il risultato e’ stato ampiamente ottenuto anche in vista del 2015, quando il capoluogo piemontese sara’ la Capitale Europea dello Sport.

Per un pubblico numeroso e attento, con larga rappresentanza femminile in ossequio alle quote rosa – fattore di indubbia crescita per una societa’ moderna – i relatori hanno sviluppato un percorso armonico per riaffermare l’indispensabile impegno, con elevato senso di responsabilita’, nei doveri di chi forma i giovani atleti.

”Parametri di civilta’ sono i principi etici, che consentono la crescita individuale: sono le risposte trasparenti date ai ragazzi il dovere primario dei formatori nello sport”: il messaggio d’avvio del presidente del Coni Giovanni Malago’, preceduto dai saluti dell’Assessore cittadino allo Sport Stefano Gallo, si e’ dipanato in interventi funzionali per chi si pone la splendida mission di atleta, tecnico o dirigente.

”L’etica e’ ottimizzazione umana non solo in ambito militare: alla base ci dev’essere sempre un altissimo senso di responsabilita’: ha osservato il generale Paolo Ruggiero, neocomandante della Formazione e Scuola di Applicazione del capoluogo piemontese.

”La natura imprevedibile dello sport non dev’essere deviata dal dilagante fenomeno del match fixing: il tema delle scommesse sportive risale al 1919 coi primi scandali nel baseball made in Usa. La legislazione europea e’ impegnata a fondo per reprimere una situazione che rappresenta un forte scenario operativo della criminalita’ internazionale: occorre un’attuazione immediata delle normative”: ha spiegato Lorenzo Salazar, direttore Ufficio Affari Legislativi e Internazionali del Ministero della Giustizia.

Sul versante della lotta al ricorso a scorciatoie farmacologiche, consensi unanimi ha raccolto la maglia etica-antidoping nel ciclismo, ideata nel 2012 dall’Associazione Sapientiae Motusque di Sezze, e sviluppata con l’Unione Nazionale Veterani dello Sport, come simbolo e meccanismo di giustizia premiante, anziche’ sanzionatoria, che prevede, per i vincitori di tragusrdi volanti disseminati in gara, l’accettazione di sottoporsi a fine corsa a un test sanitario per affermare la propria estraneita’ all’uso di farmaci vietati: ”E’ un’iniziativa di facile applicazione per riportare i corridori del Terzo Millennio a una dimensione dove non c’e’ ricerca insistita dell’impresa, dell’epica a ogni costo nel gesto atletico, incidendo in modo pericoloso sulle proprie risorse naturali, ma un sereno approccio, per se’ e le famiglie, a un periodo costruttivo della vita di ognuno” ha sottolineato Fabio Provera, rappresentante del progetto. 

”Il momento impone di ribadire saldamente il legame tra sport e legalita’: nei mass media ci sono evidenti responsabilita’ nell’esaltazione di successi agonistici ottenuti a ogni costo, messaggi negativi, deleteri in ogni senso”: ha precisato Carlo Fucci, sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Santa Maria Capua a Vetere.

L’avvocato Marco Durante, presidente della Commissione Atleti del Coni, ha fornito un esempio illuminante per lo sport del presente e nel futuro con il golf, disciplina che non ha bisogno di arbitri, secondo regole codificate nel suo codice deontologico risalente al 1744: ”Tutto e’ lasciato al rispetto tra gli avversari e da quasi tre secoli e’ la chiave di successo degli incontri sul green: un principio che tutto l’universo sportivo dovrebbe considerare con attenzione”.

Nella delicata fase formativa dei piccoli si colloca l’analisi della psichiatra fiorentina Gemma Brandi: ”Famiglie e tecnici sportivi devono avere ben presente il luminoso valore del limite dei ragazzi. Su questo ci lavorano per la crescita individuale all’interno della squadra che, come sistema organizzato da un allenatore responsabile e scrupoloso, si contrappone al branco in cui la sommatoria di tante debolezze, che si fanno forti in sistema tra loro, sfocia nel bullismo, fenomeno deteriore. Un team e’ espressione di un progetto di crescita, il cinismo del bullo e’ una, predeterminata, uscita dalle regole sociali, con annesse sanzioni, per sopraffare i compagni rispettosi, temuti, e disperderne energie che devono portarli invece alla maturazione della personalita”’.

Molto accurati anche gli interventi del commercialista Enrico Vidali sulla normativa che regola le attivita’ delle societa’ sportive dilettantische, degli avvocati Antonella Forchino ed Enrico Marra, rispettivamente sugli ordinamenti sportivi, e sull’interpretazione delle delicate norme di collegamento tra giustizia sportiva e ordinaria in tema di reati colposi. Anche Luigi Chiappero, giurista di provata esperienza nel settore, ha evidenziato altre interferenze tra i due poli del diritto nel nostro ordinamento, soffermandosi sul caso di impiego di intercettazioni come decisivi elementi di prova di reati, giunte pero’ in ritardo e prescritti pertanto per la giustizia sportiva..

In ambito medico massima attenzione alla prevenzione dei traumi agonistici, col dottor Gian Luigi Canata, primario dell’ospedale Koelliker di Torino, e del cardiologo Ferdinando Varbella del nosocomio di Rivoli che ha affrontato il tema delle cause della morte improvvisa degli atleti e della relativa prevenzione.

Fernanda Cervetti, presidente di Maged, organizzatrice del convegno, ha inserito in conclusione la sua attenta disamina sui reati connessi con l’attivita’ sportiva e sulle responsabilita’ precise di famiglie, scuola e allenatori dei ragazzi: una panoramica precisa che impone un impegno responsabile stretto, completo a ogni livello.

La parola agli atleti

In seno all’appuntamento torinese si e’ rivelata particolarmente riuscita una staffetta etica tra Livio Berruti, leggendario oro dei 200 metri nell’atletica leggera alle Olimpiadi di Roma 1960, e Silvia Lambruschi, campionessa del mondo in carica nel pattinaggio artistico a rotelle, l’atleta italiana piu’ medagliata all time, da minorenne, di tutto lo sport nazionale.

”Ho avuto la fortuna di iniziare a gareggiare in un Paese che usciva a pezzi dal secondo conflitto mondiale: c’era una solidarieta’ fortissima allora, un rispetto della fatica e dell’ applicazione costante che ora purtroppo si e’ persa. La famiglia era il primo giudice, severissimo, degli errori, dell’indisciplina di un giovane, a scuola come nello sport: il giudizio negativo era temutissimo e allora si dava il massimo in termini di rettitudine che formava il carattere. Il medico sportivo lo frequentavo solo se mi procuravo uno strappo muscolare e per la visita annuale di idoneita’. Sono un reperto di archeologia sportiva. Ora si vogliono realizzare i sogni, le ambizioni smodate di riscatto dei parenti e per arrivare al successo si e’ sleali innanzitutto con se’ stessi”: ha spiegato lo sprinter torinese.

”Sono appena approdata alla massima categoria del pattinaggio e nel frattempo ho preso il patentino per allenare le bambine che si avvicinano al mio sport – ha aggiunto Lambruschi, 20 anni, 55 in meno di Berruti – Mi sento di dire che chi si dopa non e’ un atleta, uno sportivo da considerare. Non e’ credibile. Mi sono subito inserita nel discorso maglia etica-antidoping come testimonial quando ho ricevuto la proposta. E’ un’idea valida, rassicurante. In una disciplina come la mia, che vive di puro volontariato, e’ giusto ricordare che funzionano sempre impegno e passione”.

”Ho giocato a calcio ai massimi livelli anche se non ero un campione da prima pagina – ha osservato Antonio Comi, ex-attaccante del Torino ora direttore generale della societa’ granata – Tutta l’abnegazione che ho messo e’ il frutto dell’educazione ricevuta da mia madre e della volonta’ di non deluderla”.

Anche il rugby, mediante le parole del direttore tecnico del Cus Torino Regan Sue, e il Jiu Jitsu, arte marziale raccontata con puntiglio dall’allenatore Giuseppe Moriconi, hanno  divulgato la loro nascita e i principi che li guidano attraverso ferree regole comportamentali, funzionali ad acquisire autocontrollo e a riabilitarsi.

– foto di gruppo con maglia etica-antidoping al convegno (by Alessandra Bozzo) da sinistra Stefano Gallo, assessore sport Comune di Torino, Fernanda Cervetti, presidente Maged, Piero Mesturini, Silvia Lambruschi, iridata pattinaggio a rotelle, Andrea Desana, delegato Piemonte-Valle d’Aosta Veterani dello Sport, Livio Berruti, campione olimpico Giochi di Roma 1960, Piero Lorenzelli, delegato Liguria Unione Veterani dello Sport, Fabio Provera, Sapientiae Motusque

Fabio Provera

Ufficio stampa