Dalla Sicilia a Bogliasco: per Federica Tagliaferri la decisione di lasciare la sua terra ha il sapore agrodolce di un cambiamento doloroso. E il mare fa da sfondo ad una chiacchierata sulla pallanuoto. Partiamo con entusiasmo, con il sorriso, quello bello e mediterraneo di questa ragazza del ’91, che è arrivata da lontano ma che si muove già con sicurezza. Poi un’ombra sul viso, gli occhi che si riempiono di lacrime, perché per Federica parlare di pallanuoto è parlare di papà Luigi. Se n’è andato tre mesi fa, aveva 49 anni.

Benvenuta:-“Erano anni che accarezzavo l’idea di salire per venire a giocare a Bogliasco, prima non è stato possibile ma ora i tempi erano maturi. Qui sapevo di trovare amiche, ex compagne di Nazionale, così ho deciso. E le mie impressioni iniziali sono già state confermate da quello che ho trovato: società, allenatrice, squadra”.

Che cosa conosci della Rari Nantes Bogliasco:-“Che è una delle poche che da sempre lavora con le giovani, dove sono stata non c’era un vivaio, mancava questa cultura”.

Tu però hai debuttato e vinto da giovanissima:-“Con l’Orizzonte, avevo undici anni , dai 12 ai 14 in A2 con il Rasula Alta, a 15 con la Mediterranea, poi di nuovo Orizzonte, Palermo, Siracusa e Messina. Mi è servito molto soprattutto a livello caratteriale, avevo a che fare con le campionesse Olimpiche, non è stato facile ma sono cresciuta”.

Chi ti ha aiutato:-“Mio padre. Se gioco lo devo a lui, mi ha portato dove sono arrivata, mi ha accompagnato fino a tre mesi fa, ora purtroppo non c’è più. Tutto quello che faccio e farò è dedicato a lui”.

Come hai cominciato:-“Lui e Poppi Aiosa hanno praticamente fondato l’Orizzonte, due ragazzi che si sono trovati con un gruppo di belle ragazze, tutto è cominciato per divertimento. Poi papà ha lasciato, il matrimonio poi la nascita di mio fratello, la mia, quella di mia sorella: quando avevo nove anni ci propose di provare e ci portò da Poppi che allenava il Nuoto Catania maschile. Sono stati i miei compagni di allenamento, per due anni non potei giocare, non esistevano campionati giovanili femminili . Il debutto come detto a undici. Ecco perché papà è sempre stato il mio punto di riferimento:l’ultima persona che sentivo prima di una partita, la prima al termine. La mia passione per questo sport è legata a lui, non volevo deluderlo né farlo stare male. Poi ho capito che la pallanuoto che mi insegnava era per capire la vita, per crescere, e per me non è mai stato facile, ne ho passate tante sia con i club sia con la Nazionale, poi è andato via”.

E tu non molli, chi te lo fa fare:-“Ora e ancora di più è per lui, per raggiungere obiettivi e traguardi più importanti di quelli che ho già conquistato. Qualcosa da dedicare a papà”.