CICLISMO: BALMAMION, LA SUA CONCRETEZZA CATTURA IL PUBBLICO DI CASALE MONFERRATO

Buonsenso e logica presa di coscienza dei propri limiti come mattoni per edificarsi uno spazio indelebile nella storia del ciclismo: questi i presupposti su cui Franco Balmamion ha costruito una carriera ad alto livello partendo dalla tappa Lecco-Casale Monferrato del Giro d’Italia 1962, rievocata ieri dopo cinquant’anni esatti tra grandi emozioni di un pubblico molto coinvolto al Salone delle Lunette del Museo Civico di Casale dove per l’intera serata le immagini storiche di RaiSport della volata nella centralissima piazza Castello si sono rivelate uno sfondo efficacissimo.

Questi i cardini del Balmamion-pensiero

GLI INIZI

”La stile del vincitore di gare a tappe senza impormi nelle singole frazioni era gia’ nato in me a 20 anni quando vinsi il Gran Premio San Pellegrino del 1960, una sorta di Giro d’Italia dilettanti che si disputava ai tempi della mia gioventu’.

Badare alla concretezza mai disgiunta dal buonsenso mi accompagna da sempre: rimasi orfano di padre, morto in guerra, ad appena tre anni.

Oltre alla passione per la bicicletta ereditata dallo zio Ettore, soprannominato Magninot – capace di ottenere il quinto posto finale nella corsa rosa del 1931 vinta da un altro torinese, Francesco Camusso – ho assorbito da lui la consapevolezza dell’essenzialita’ del lavoro per costruirmi una vita sapendo far fronte alle difficolta’ quotidiane. Mia mamma mi diceva: ”Quando corri sta attento ai pericoli, a non cadere”: a 14 anni iniziai a romboccarmi le maniche mentre con la maglia della societa’ sportiva ”Martinetto” ero un ragazzino entusiasta che disputava le prime corse”.

CASALE, MOMENTO DI SVOLTA PER LA MIA CARRIERA

”Dopo la prima stagione promettente, di professionismo nel ’61, con la casacca della Bianchi, alla Carpano, formazione diretta dallo storico direttore sportivo Vincenzo Giacotto, seppi conquistarmi la fiducia riposta, in modo graduale, nel corso del Giro 1962.

Ebbi una crisi nella seconda frazione, tipica per me nelle grandi corse a tappe, dove persi dieci minuti. Poi inizio’ il recupero in classifica generale. Al via della Lecco Casale-Monferrato, il mio capitano Nino Defilippis volle mettersi in mostra con un attacco iniziale ma la sua maglia di campione italiano lo rendeva facilmente controllabile dagli avversari e cosi’ a Onno il tentativo si spense.

Nell’azione successiva di un gruppetto riuscii a infilarmi e raggiungemmo Casale con un margine di sei minuti che mi colloco’ in vetta alla graduatoria: poi seppi difendermi per quattro giorni in salita fino alla conclusione di Milano.

La fortuna mi diede anche una mano perche’ al temibile spagnolo Angelino Soler, vincitore della Vuelta l’anno precedente, si spezzo’ una pedivella mentre era all’attacco con me verso il Monferrato, allontanandolo come potenziale pericolo per il mio primato.

Sulla convivenza con Defilippis, dico che Giacotto seppe realizzarla in seno al team: avevo dimostrato di poter puntare ai vertici mentre Nino, ormai trentenne era all’ultima chances di vincere la corsa rosa: Il tecnico seppe lavorare affinche’ una vittoria cosi’ di prestigio non ci sfuggisse.

Oggi ho ritrovato Anna Portinaro, miss sul podio della tappa casalese, e’ stato emozionante ritrovarsi: ripenso a quella bella giornata di sole che apri’ tante speranze: Ora, dopo cinquant’anni torniamo a condividere tanti ricordi eccezionali”’

LA MIA IDEA DEL CICLISMO

”Dopo 12 anni in cui ho vissuto l’emozione di due Giri consecutivi, unico corridore italiano a esserci riuscito finora dopo l’era di Fausto Coppi, ho capito dove potevo arrivare con sano realismo. Quando smisi a 32 anni dopo 13 vittorie, compresi l’importanza di rimanere accanto alla mia famiglia dopo una vita agonistica fatta di continui spostamenti: mi ha sempre preoccupato la condizione di chi a quell’eta’ come gregario era ancora in cerca di guadagni stabili, di un futuro tutto da costruire.

Il ciclismo oggi vive di tante difficolta’: quella principale, che a cascata ne genera altre, e’ la convinzione al sensazionalismo di ogni risultato colto da un giovane che porta al ricorso al doping perdendo di vista la ragionevolezza, i propri limiti umani: e’ un problema di difficile soluzione a parer mio.

Le sfide che ho vissuto per anni; con 10-15 uomini di punta a darsi battaglia da febbraio a ottobre mancano alle gare di oggi affrontate da corridori con programmi ridotti, intervallati da lunghi periodi di preparazione: manca cosi’ l’indentificazione con gli atleti da parte del grande pubblico degli appassionati.

Una mia convinzione profonda ? Mai costruire formazioni che lottano per i piazzamenti: i ruoli, il lavoro in seno al team devono essere quelli che motivano verso il raggiungimento del massimo risultato contando sulle proprie forze e la propria determinazione”

Concetti inframmezzati dalle testimonianze entusiaste di Guido Messina, oro olimpico a Helsinki 1952 arricchito da cinque titoli iridati nell’inseguimento su pista nel palmares – ”Franco, come me del resto, ha saputo cogliere il momento giusto per concludere la carriera al meglio, appagato dall’avere raggiunto una dimensione valida senza porsi obiettivi irragionevoli. E’ sinonimo di grandi capacita’ tutto cio”, e di Gianni Romeo, ex-capo dei servizi sportivi del quotidiano ”La Stampa” – ”Balmamion ha incarnato al meglio l’impegno costante che e’ alla base della riuscita in uno sport unico come il ciclismo in cui la riuscita, faticando sotto qualsiasi soluzione climatica, arride solo agli uomini e atleti di grande spessore”.

Insegnamenti raccolti con vivo interesse dai baby-corridori di casa: Davide Pinato, campione piemontese in carica tra gli Allievi nel ciclocross, premiato col 1° Trofeo AM ”Idro Grignolio”, e Pietro Maria Piccaluga, neodilettante tra gli Under23 con il team Cerone-Centro Revisioni. ”Mi sto dividendo tra gli impegni su strada e la preparazione agli esami di maturita’: la costanza di Franco, che gia’ ho avuto l’onore di conoscere negli anni passati, e’ sempre importante da assaporare per trovare riferimenti indispensabili sulla via della mia crescita per affrontare i tanti impegni della vita”: ha commentato Piccaluga.

Applausi convinti da parte del Sindaco Giorgio Demezzi, dell’Assessore allo Sport Federico Riboldi, dell’Assessore alla Cultura Giuliana Romano Bussola, tutti molto attivi nella realizzazione dell’evento unitamente a Cicli Pinato, Krumiri Rossi e Biani F.lli-Balzola.

Casale Monferrato (Alessandria, 6 giugno 2012

Fabio Provera
Ufficio stampa e organizzazione

foto serata:Balmamion accanto alla miss tappa 1962 Anna Portinaro sulla linea d’arrivo di Casale e all’interno Museo Civico