Matteucci e Scatizzi invitano la giunta ad affrontare il problema con lungimiranza

Considerando che l’attuale inceneritore ha più di 30 anni, perché non pensarne uno nuovo?

AREZZO – Il raddoppio dell’inceneritore di San Zeno e la valutazione del suo impatto ambientale sono due problematiche che interessano l’intera collettività aretina: all’indomani della frattura della giunta, un contributo sul tema arriva dal Terzo Polo, con le dichiarazioni congiunte del consigliere comunale Luigi Scatizzi e del coordinatore provinciale di Futuro e Libertà Giuseppe Matteucci. «L’inceneritore non è un problema della destra o della sinistra – affermano, – ma interessa tutta la collettività dunque si tratta di un tema su cui anche il Terzo Polo si sente responsabile e disponibile al confronto e allo scambio di idee con il sindaco e con l’amministrazione: a noi interessa il bene di Arezzo e della sua provincia e daremo il nostro sostegno e apporto per tutte quelle strutture che possono qualificare e migliorare la città».

Fermo restando che le modifiche all’attuale inceneritore devono essere apportate solo in seguito alla valutazione dell’impatto sulla salute e del volume di rifiuti prodotti nella provincia di Arezzo, il Terzo Polo propone un’analisi dell’effettiva utilità di un ampliamento dell’attuale impianto: conviene lavorare su una struttura che ormai ha più di 30 anni e che non offre le adeguate garanzie in tema di saturazione e di inquinamento? Matteucci e Scatizzi propongono di valutare soluzioni alternative, tra cui la possibilità di progettare un nuovo inceneritore con un minor impatto ambientale e in grado di assicurare maggiore sicurezza a livello sanitario e di salute degli abitanti. «Riteniamo che sia doveroso dare la priorità alla valutazione dell’impatto sulla salute degli abitanti e dell’ambiente – spiegano. – Con il semplice ampliamento dell’inceneritore rischiamo di raddoppiare l’inquinamento e di fare di San Zeno una discarica a cielo aperto. Dobbiamo fare i conti col fatto che l’attuale inceneritore ha superato i 30 anni e che corriamo dunque il rischio che tra qualche anno anche le innovazioni attuali possano risultare obsolete e l’impianto diventi insufficiente per le esigenze della provincia: è giusto progettare un ampliamento con tali premesse? La giunta dovrebbe ragionare con lungimiranza e con lo sguardo volto verso il futuro, chiedendosi se, magari anche ad un costo inferiore, non sia possibile costruire nuovi impianti in altre zone, con strutture moderne ed adeguate alle esigenze locali e con un giusto impatto sanitario ed ambientale».

Un discorso a parte merita la raccolta differenziata, una problematica parallela a quella dell’inceneritore: un aumento della differenziata diminuirebbe i rifiuti da eliminare e, di conseguenza, l’inquinamento. «Il possibile ampliamento dell’inceneritore – concludono Matteucci e Scatizzi, – deve tenere in considerazione anche i possibili sviluppi della raccolta differenziata. Se questa aumentasse, diminuirebbero i rifiuti da bruciare: l’amministrazione dovrebbe lavorare per sensibilizzare la cittadinanza su questo tema».

Uffici Stampa EGV

Dr. Marco Cavini