Sono preoccupato. Stiamo giocando da dio (volutamente con la d minuscola per non incorrere in gratuite irriverenze). Sono preoccupato perchè è troppo presto. Fossimo a marzo, oppure a giugno non avrei dubbi su chi solleverebbe Coppa Italia e scudo, ma siccome siamo a gennaio, l’essere così belli e dannatamente produttivi già a inizio del ritorno mi inquieta. Allora mi confortano le parole del presidente Stefano Zarattini quando dice che lui e i suoi compagni di cordata torneranno sulla sessione di mercato invernale per un altro paio di succosi e, immagino sciccosi ritocchi. E’ vero che non c’è mezzo motivo per andare a modificare un meccanismo che funziona alla perfezione come un orologio svizzero, tuttavia allargare la qualità del roster ampliando le alternative di primissima scelta è l’unica soluzione per sventare e assorbire anche fisiologici cali di condizione di questo o quello senza che la qualità complessiva ne risenta. Ecco, semmai ne potrà risentire un po’ il portafoglio presidenziale, ma appunto il Grande Capo dà sempre l’impressione di condurre qualunque operazione con un entusiasmo contagioso e soprattutto di farlo a ragion veduta e mai in maniera avventata o purchessìa.


Due o tre considerazioni a ruota libera:

1) La Marca con la rimontona in retta d’arrivo a Bisceglie ha dimostrato di essere campione non a caso. Un risultato che tiene sulla corda l’Alter Ego che col suo +3 al comando non può allentare manco per sbaglio l’attenzione e sostanzialmente è una fregatura, poichè sul +6 si sarebbe potuto provare a cominciare a gestire un minimo e a lavorare di conserva.

2) Lo dico adesso che non si è vinto neanche una mano di tressette al bar. Anzi, lo ripeto: questa squadra gioca che è un benessere. Non so cosa racconterà la bacheca a fine stagione, intanto apprezzo e applaudo un coach come Julio Fernandez che si sforza sempre di allestire uno spettacolo e uno show per il pubblico pagante e per i teleutenti in poltrona davanti alla tv. La ricerca continua di movimenti e schemi offensivi come se i suoi ragazzi agissero sul display di un videogioco, profuma d’alto artigianato di bottega e sconfina talvolta nell’opera d’arte perchè non è detto che solo un quadro o un dipinto possano trasmettere emozioni. E si tratta di valutazioni a prescindere dal bottino di fine anno e che esulano dalla spicciola contabilità. Pure perchè la varietà di giochi d’attacco dei Lupi è magistralmente in equilibrio con un assetto difensivo mirabile per essenzialità ed efficacia, a suo modo, uno spettacolo anche quello. Riuscire ad essere torrenziali contro un quintetto di Fulvio Colini, un trainer che fa dell’organizzazione difensiva il suo vangelo diventa automaticamente un merito e un valore aggiunto.

3) Non ho capito la reazione di Andy, del Kaos, sullo scellerato e pericoloso fallo ai danni di Honorio lanciato a rete, una palese irregolarità che avrebbe sanzionato pure sua madre. Ha mandato platealmente due volte a quel paese l’arbitro che proprio non poteva esimersi dal cacciarlo. A parte l’intervento proditorio e peraltro rischiosissimo sul ginocchio, è uscito come se avesse subito una madornale ingiustizia. Ma cosa si aspettava? Che preparassimo un party in suo onore, coi tappeti rossi, il drink e i salatini?

Vincenzo Pittureri

LUPARENSE CALCIO A 5

Ufficio Stampa