Dovrei scrivere il Graffio. Ma quale graffio? Il graffio l’ha mollato la squadra, cinque unghiate poderose nel big match a Montebelluna, i campioni d’Italia a cuccia e a nanna per una sera, chi l’avrebbe mai detto. Poi, è chiaro, restano scudettati e favoriti, noblesse oblige, ma per una notte danza e balla la Luparense, la faccenda non finisce mica qui, è evidente, però dopo la scoppola interna col Pescara, in pochissimi credevano all’impennata d’orgoglio così eclatante e non adesso non dite tutti che l’avevate previsto perchè col senno del poi e a posteriori non vale più. Scrivo queste righe una manciata d’ore prima dell’anticipo serale con Città Sant’Angelo e dunque sono chiaramente a rischio di immediata smentita, pazienza e poco male. E tuttavia il colpaccio di reni di sabato scorso non conta solo per il derby in cassa, per il primato in classifica e per l’inevitabile rivalità di campanile che è anche il sale e il pepe dello sport. Quanto soprattutto per tacere i tanti (troppi) che hanno goduto sottilmente per la caduta degli dei attesa da settimane (in questo strampalato Paese c’è sempre chi confida prima o poi nel crollo degli eroi, vai a capire perchè), qualcuno di loro aveva già cominciato ad agitare le linguacce e invece la prodezza dello scorso week-end ha messo a tacere tutti quei malign atori in servizio permanente effettivo che da stasera ricominceranno a gufare di brutto, la cosa che gli riesce meglio. Vabbè, facciamocene una ragione e non pensiamoci più. Piuttosto, il formidabile raid coi tricolori ha catapultato in un terremoto di stati d’animo ed emozioni contrapposte il presidente Stefano Zarattini che nel primo pomeriggio ha dato affranto l’ultimo saluto all’adorata madre Angelina, scomparsa improvvisamente neanche 48 ore prima e neanche alle otto di sera abbracciava i suoi ragazzi per un’impresa apparentemente fuori programma che accende di luce propria l’annata dell’Alter Ego dopo un brevissimo blackout. Di sicuro una reazione da uomini veri prima ancora che da professionisti. Un blitz memorabile che riconsegna il primato della A in mano ai Lupi e ovviamente sarebbe fondamentale approdare alla sosta della nazionale con la leadership ancora saldamente in pugno. Fermo restando che sono dell’idea come tra il primo e secondo posto in regular season non vi sia una grandissima differenza. No, calma, aspettate a spararmi in fronte (anche se c’è un mare di spazio e non fareste fatica a centrare il bersaglio). Semplicemente sono convinto che si possa arrivare secondi in stagione regolare (al limite anche terzi, massì) senza compromettere un bel niente nella corsa allo scudo. Già, poichè è notorio che preme molto di più giungere in condizione a maggio e giugno e solo chi sta benone di testa e anche di gambe in postseason la spunta, fregandosene bellamente del cosiddetto fattore campo. E dunque, mille alleluja per i giovanotti razzenti di Fernandez, ma se li avremo in palla pure a primavera inoltrata, come dire, tanto godimento per tutti.

Vincenzo Pittureri