Fernando L’Arco è un uomo di cavalli. E’ anche un uomo di mare, e le sue grandi passioni si sono sposate quando, nel 2009, ha realizzato in collaborazione con Riccardo Scorsone la prima edizione del viaggio a cavallo sulla Linea Gustav, il tratto più stretto della nostra Penisola che unisce due mari, l’Adriatico e il Tirreno. La linea in questione venne tracciata idealmente dal Generale Kesserling, che al Comando dell’armata germanica nel 1943 tentò una linea di difesa in un territorio con aspre montagne, valli impenetrabili, fiumi in piena e una rete stradale resa impraticabile dai bombardamenti. Il percorso rappresenta un collegamento ideale tra Ortona e il Golfo di Gaeta, estesa tra la foce del Garigliano e la foce del Sangro, a sud di Pescara, passando per Cassino. Questo è il percorso lungo il quale è possibile rivivere i terribili momenti che hanno preceduto la liberazione di Roma, e a seguire di tutte le altre città italiane nel 1944.

 

 

 

 

L’edizione 2011 del viaggio a cavallo sulla Linea Gustav – dal 10 al 19 giugno – è suddivisa in 10 tappe di circa 25/30 chilometri al giorno, che prevedono dalle 6 alle 8 ore di marcia. Oltre ai diversi sacrari – Pietranseri, il Cimitero di Guerra Polacco e quello Britannico,  distribuiti lungo il territorio, sono in programma la visita al museo di guerra Historiale, al Monastero di Montecassino, l’accesso al Comprensorio Archeologico di Minturnae e il passaggio sul ponte Borbonico sul fiume Garigliano e la visita alla Campana della Pace sul “fiume delle quattro battaglie”.

 

Le prime tre tratte e le ultime tre saranno agevoli, con l’attraversamento delle valli del Sangro e del Liri, senza eccessivi dislivelli. Le tratte centrali, che attraversano il Parco Nazionale della Maiella e il Parco Nazionale d’Abruzzo e la catena dei Monti delle Mainarde affrontano diversi dislivelli. Il percorso è svolto principalmente su sentieri, mulattiere e strade sterrate; i percorsi asfaltati sono ridotti al minimo indispensabile.

 

Comunicazione a cura di Elisa Giuliani e Luca Di Stefano