Il veterano della Final Four di Coppa Italia in casa Umana Reyer è Matteo Maestrello che ne ha disputate ben tre senza però riuscire mai ad arrivare alla finalissima. Un tabù da sfatare insomma per lo jesolano atteso assieme ai compagni dall’appuntamento in programma sabato e domenica a Novara.

 

 

“Tre occasioni e non sono mai riuscito ad arrivare in finale – ricorda – anche se di Coppa Italia ne ho vinta una, in A1, quando ero giovane aggregato alla prima squadra della Benetton nella stagione 1999-2000 nella Final Four disputata a Reggio Calabria. Non entrai in campo ma nelle foto ci sono anch’io. In Legadue invece ne ho disputata una con la Virtus a Bologna al PalaDozza e siamo usciti in semifinale contro Scafati, una con Ferrara a Ferrara e siamo stati eliminati da Imola e poi una con Reggio Emilia, insieme ad Alvin Young, e siamo usciti contro Soresina che era anche l’organizzatrice di quella edizione”.

L’Umana Reyer affronterà Veroli sabato alle 18.00 per conquistare l’accesso alla finale in programma domenica. “La Coppa Italia è un trofeo prestigioso, e quando si partecipa a queste manifestazioni si va sempre in campo per vincere – spiega Maestrello – di Veroli posso dire che è una squadra che è migliorata ancora rispetto a quando ci ha battuto in casa. Come pure è forte Casale mentre Imola è imprevedibile e capace di tutto. Non ho rivalità personali contro nessuno, chiaro che la partita persa in casa contro Veroli ce la ricordiamo tutti e non sarebbe male riscattarla”. A Novara Maestrello ci ha anche giocato nella sfortunata stagione 2006/2007.

“Fu un anno difficile ma un’esperienza formativa anche quella – riconosce – ebbi la fortuna di essere allenato da coach Caja poi la squadra venne stravolta in corsa e le cose non andarono bene. Venivo da due secondi posti consecutivi ma lì la stagione terminò con la retrocessione e chiaramente anche l’entusiasmo del pubblico scemò di conseguenza”. Diversa l’esperienza di un altro reyerino a Novara, ovvero Marco Allegretti che invece qualche anno prima aveva contribuito ad una delle migliori stagioni del basket novarese. Anche se per entrambi non si può parlare di familiarità con il campo perché all’epoca il Palasport dove si giocava non era lo Sporting Village dove si disputeranno le Final Four.

“Era il 2001-2002, il primo anno di Novara in Legadue ed anche il mio primo anno in questa categoria – ricorda Allegretti – fu un’ esperienza positiva, la mia prima da professionista. Come squadra neopromossa arrivammo a fare molto bene stazionando sempre nelle prime posizioni tanto che conquistammo il pubblico di Novara strada facendo nonostante all’inizio ci fosse una certa indifferenza legata anche al fatto che la società portava il nome e si identificava con Borgomanero”. Tornando alla Final Four, Allegretti ha invece un conto in sospeso con le finali. “Ho partecipato a due Final Four con Ferrara: una a Rieti ed abbiamo perso la finale contro i padroni di casa e una perdendo contro Jesi nonostante i favori del pronostico. Ci riscattammo però ai playoff perché fu l’anno in cui conquistammo la promozione. Le Final Four sono importanti perché si ha l’opportunità di mettere le mani su qualcosa di concreto. Sono partite simili a quelle di play off, anche se è innegabile che i playoff sono più importanti. Andiamo lì per darci delle risposte e anche per capire come possiamo giocare delle partite così importanti”.

Esperienze significative alle Final Four anche per Sylvere Bryan che racconta: “Diciamo che ho un conto in sospeso con Veroli – dice con una battuta Sylvere Bryan – non solo perché ci ha recentemente battuto in casa in campionato ma anche perché io l’anno scorso con la casacca di Brindisi ho perso contro di loro la finale di Coppa Italia. Ma la Coppa Italia evoca anche uno dei miei più bei ricordi sportivi ovvero quando con Avellino ho vinto la Final Four di A1 a Bologna battendo in finale la Virtus in casa sua”. Qual è la differenza tra queste partite e quelle di campionato? “La cosa più importante è stare calmi e concentrati – chiude Bryan –  pensare sempre alla prima partita come se fosse l’unica, poi se si dovesse avere la fortuna e la bravura di arrivare in finale, dovendo giocare due partite in due giorni, bisognerà pensare a fare bene le piccole cose perché non ci saranno tante energie per fare le cose extra”.

S.S.D. Reyer Venezia Mestre Spa

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